Divieto pubblicitĂ  giochi: il Consiglio di Stato rinvia la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea

Il Consiglio di Stato (Sezione Sesta) ha sospeso il giudizio sul ricorso presentato da una società di gioco contro una sanzione di 50.000 euro inflitta dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) nel 2019, rinviando alcune questioni interpretative alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE).

La vicenda riguarda la legittimità del divieto assoluto di pubblicità di giochi e scommesse con vincite in denaro, previsto dall’articolo 9 del decreto-legge n. 87/2018 (convertito nella legge n. 96/2018), noto come “Decreto Dignità”. La società maltese operante nel settore del gioco a distanza in Italia tramite concessione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) era stata sanzionata per aver trasmesso spot pubblicitari di giochi come “Dream Catcher” e “Shangrilà” su canale di una tv pay per view nella notte del 3 novembre 2018.

La società ha impugnato la sanzione, sostenendo che il divieto violi il diritto europeo, in particolare la direttiva (UE) 2015/1535 sui servizi della società dell’informazione, e i principi di libertà di stabilimento e prestazione dei servizi (artt. 49 e 56 TFUE). Il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di rinvio pregiudiziale, sollevando quattro quesiti alla CGUE. Il primo riguarda l’applicabilità della direttiva 2015/1535 a servizi offerti tramite radiodiffusione televisiva, come il canale usato dalla società. Il secondo chiede se il divieto di pubblicità costituisca una “regola tecnica” da notificare preventivamente alla Commissione Europea. Il terzo verte sulle conseguenze di un’eventuale omessa notifica, valutando se un giudice nazionale debba dichiarare inefficace la norma italiana. Infine, il quarto quesito indaga se il divieto sia compatibile con i principi UE di libertà, proporzionalità e tutela del legittimo affidamento. ac/AGIMEG