Il Consiglio di Stato non tiene conto dei giudizi per revocazione pendenti sul distanziometro di Bolzano e chiede la chiusura di una sala giochi, ribaltando oltretutto l’ordinanza emessa dal Tar in primo grado.
Il Tar Bolzano nell’ordinanza emessa a giugno ricordava che alcuni operatori di gioco hanno intentato un giudizio per revocazione di fronte al Consiglio di Stato, in sostanza chiedono a quel giudice di valutare nuovamente se il distanziometro provochi di fatto un effetto espulsivo. Nel ricorso spiegano infatti che il distanziometro finisca per coprire quasi tutto il territorio provinciale e vi sia un limitatissimo numero di aree residue in grado di ospitare una sala da gioco. Il Tar quindi – visto che la questione è la stessa – aveva preferito concedere la sospensiva, in modo da attendere la sentenza del Consiglio di Stato. I tempi del ricorso per revocazione tuttavia – secondo quanto si apprende – potrebbero allungarsi, visto l’udienza fissata a maggio è stata rinviata e il Consiglio di Stato non ha ancora fissato la nuova.
Intanto gli stessi giudici di Palazzo Spada, nell’ordinanza emessa oggi, non fanno alcun riferimento ai giudizi per revocazione, e si limitano a ricordare che “l’autorizzazione all’esercizio delle sale giochi ubicate entro la fascia di 300 metri da siti sensibili scadono automaticamente decorso il termine fissato dalla detta legge” e che “in conformità ai recenti precedenti cautelari di questa Sezione e sulla base di una delibazione sommaria delle questioni devolute in appello” non ci sono elementi per confermare la sospensiva “alla luce del consolidato quadro giurisprudenziale, costituzionale e amministrativo in tema di legittimità dei distanziometri”. E ancora, ritengono che “sulla base di un bilanciamento degli interessi in conflitto” prevalga “l’esigenza di protezione delle fasce deboli dal rischio della ludopatia rispetto agli interessi di natura economica prospettati dall’appellato”. lp/AGIMEG