Distante (Sapar) al governo: “Diteci a che gioco vogliamo giocare”

“Auspichiamo una maggiore attenzione del Governo al sistema del gioco pubblico, dichiarandoci pronti al confronto con tutte le categorie del settore, pur di giungere ad una regolamentazione nazionale, attesa invano da due anni, oggi più che mai non più rinviabile”. È quanto dichiara in una nota Domenico Distante presidente nazionale Sapar alla vigilia dell’inaugurazione a Roma di Enada, la rassegna internazionale dedicata agli apparecchi da intrattenimento, lanciando un accorato appello nel chiedere una definitiva apertura di dialogo tra governo e associazioni di categoria. “L’auspicio – aggiunge Distante – è quello che non vorremmo essere considerati semplici ammortizzatori sociali ma non vorremmo neanche trasformarci in un bancomat di Stato dal quale attingere ripetutamente per finanziare il Welfare, vittime delle manovre di assestamento del bilancio che stanno falcidiando imprese, operatori e gestori della filiera, costretti a subire indiscriminati aumenti della tassazione attraverso una progressiva pressione fiscale non più sostenibile, a esclusivo danno di migliaia di lavoratori e imprese del settore”. “Dica chiaramente il governo se intende assestare il colpo finale al comparto del Gioco di Stato, ma dica anche cosa intende fare del futuro di 150mila lavoratori della filiera che assistono impotenti alla drastica riduzione dei margini di ricavo. E dica ancora se in agenda c’è la volontà di giungere in tempi brevi al varo della legge di riordino, in attesa del decreto di attuazione la cui emanazione era attesa all’indomani dell’intesa raggiunta dalla conferenza Stato-Regioni del 2017”. “A questo si aggiunga la necessità di un riconoscimento giuridico della figura del gestore e la definitiva soluzione alla complessa e controversa questione dei nulla osta che crea un evidente sbilanciamento nel rapporto tra concessionari e gestori”. “Riteniamo – aggiunge il presidente Sapar- che si sia abbondantemente superato ogni plausibile limite di uno Stato che preleva soldi dal sistema del gioco pubblico e che poi soffoca le imprese di settore giustificando a modo proprio la lotta alle dipendenze dal gioco patologico”. “Lo scenario – sottolinea Distante esprimendo gravi preoccupazioni per la tenuta dell’intera filiera – appare surreale”.  “Le voci circolanti sui mezzi di informazione sull’ipotizzato ulteriore aumento della tassazione (Preu) a carico del  sistema del gioco pubblico, quello legale e autorizzato dallo Stato, per il reperimento di circa un miliardo a fronte di circa 9 miliardi necessari per il riequilibrio della spesa pubblica, non possono che gettarci nello sconforto”. “L’aumento del prelievo fiscale e della tassazione sul Gioco – osserva ancora Distante – si profila come il definitivo colpo di grazia, con ricadute che inevitabilmente provocheranno pesanti ripercussioni sul settore i cui margini di ricavo sempre più bassi non avranno ulteriore esito se non l’impoverimento socio-economico in un quadro desolante per le piccole e medie imprese che ogni anno versano nelle casse dello Stato oltre dieci miliardi di euro. L’incidenza di questa paventata azione prelude a scenari drammatici per la perdita degli investimenti e la cancellazione di decine di migliaia di posti di lavoro. È opportuno ricordare che nel giro di un anno le coperture per il decreto dignità (oltre un miliardo e mezzo in più di tasse) hanno ridotto del 27 per cento i ricavi. Per fare chiarezza e fornire uno spaccato reale sul PREU (prelievo erariale) delle AWP,  gli operatori del gioco nel 2018 hanno versato all’Erario 4,7 miliardi dei 10 totali versati dal comparto, vale a dire il 47,2 per cento delle entrate erariali derivanti dal sistema Gioco. Prelievo che è pari al 21.60 % ma che aumenterà al 21.75 a decorrere dal 01 gennaio 2021. Cifra che sommata all’IRPEF e altre tasse d’impresa porta ad una tassazione effettiva del 70 per cento a cui vanno considerati ulteriori costi aggiuntivi dei NOD (+100€) e il raddoppio del costo dei NOE (100+100 €). La tassazione effettiva arriva in questo modo al 71,5%. La sistematica ricorrenza agli aumenti sulla base delle notizie di stampa porterebbe al collasso di migliaia di piccole e medie imprese del settore con un indebolimento dell’intera filiera, generando quale diretta conseguenza una consistente riduzione delle entrate erariali. Insomma questo gioco rischia di non valere la candela a discapito dei cittadini e degli utenti”. ac/AGIMEG