Esclusiva Agimeg, Fabio Felici intervista Mario Turco (M5S): “Sbagliato discriminare il settore del gioco pubblico, che è presidio di legalità, sicurezza e dà lavoro. Intervenga il Governo”. Il VIDEO

“La politica ha il dovere di ascoltare cittadini, famiglie ed imprese, tutti i settori economici della catena del valore dell’economia del Paese, e la filiera del gioco è una di queste. Ho potuto accertare la discriminazione subìta dalle piccole-medie imprese della filiera del gioco da parte del sistema bancario. Stato, politica ed imprese di gioco legale siamo tutti coinvolti nella lotta alla ludopatia, al gioco illegale ed alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Ho ravvisato il pericolo di infiltrazioni nell’ambito del gioco legale e per questo ho presentato un’interrogazione”. E’ quanto ha dichiarato, nella diretta (IL VIDEO) con il direttore di Agimeg, Fabio Felici, Mario Turco, senatore del Movimento 5 Stelle, tra i firmatari dell’interrogazione per la tutela del settore del gioco pubblico rispetto agli istituti di credito e dell’importante ruolo rivestito dallo stesso comparto per l’offerta di gioco legale.
“Le piccole-medie imprese, soprattutto quelle legate agli apparecchi da intrattenimento, quindi i gestori, operano in regime di concessione, ma per questo sono le più esposte, in quanto hanno il compito di gestire la raccolta del gioco e garantire che finisca nelle casse dello Stato. Ricordiamo che nel 2019 il gioco legale ha fatto introitare 7 miliardi di euro allo Stato, dando lavoro 150 mila persone. Tra l’altro le imprese del settore seguono le rigide regole che la norma prevede. Il fatto discriminatorio – ha affermato il senatore – è che qualunque impresa che abbia un rapporto con il sistema bancario viene valutata per la sua capacità patrimoniale, finanziaria, e per i risultati economici. Tutto ciò invece non accade per le imprese del gioco legale, che viene valutato ad alto rischio dal settore bancario. In questo modo le banche non valutano le singole imprese per quanto sono, per la loro capacità patrimoniale, finanziaria od economica. Nel momento in cui vi è il rinnovo tra concessionario e piccole-medie imprese del gioco, queste ultime devono garantire una fideiussione: ma qui vi è un effetto discriminatorio, che si realizza poiché le banche chiedono alle piccole imprese un deposito di denaro pari al 100% della garanzia fideiussoria. Ciò fa nascere una discriminazione rispetto ad altre imprese di altri settori, ma non solo. Come conseguenza c’è il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata, in quanto tanto più in questo momento di pandemia vi è scarsa liquidità, con imprese chiuse da tempo, che sono oggi così fragili da non poter dare garanzie. L’alternativa diventa allora la criminalità organizzata, che può finanziare le imprese legali del gioco ed entrare nel mondo della legalità. Ho ritenuto di fare questa interrogazione parlamentare e a breve ne parleremo in Commissione Finanze, per chiedere un intervento normativo o un approfondimento con l’ABI per gli atteggiamenti discriminatori degli istituti di credito”.
Le imprese oggi devono affrontare molte problematiche, tra cui quella reputazionale. Nonostante abbiano un’offerta regolare di gioco e presidino il territorio, i lavoratori del gioco sono sempre considerati di Serie B dalla politica. Come possono far cambiare la propria reputazione? 
Dobbiamo fare un patto per il gioco responsabile tra Stato e politica e gli imprenditori ed il personale dipendente, che deve seguire determinate regole – penso alla normativa antiriciclaggio – in modo da recuperare la qualificazione di tutto il comparto, che va rivalutato sia sul piano dei presidi, sia sul piano delle opportunità. Non possiamo discriminare una categoria di imprenditori che negli anni ha fatto notevoli investimenti, come il rinnovo di tutta la struttura tecnologica. Dobbiamo aumentare i presidi e la qualifica sulla legalità attraverso la formazione. Se questo settore è legale e consentito dallo Stato – ha affermato Turco – non possiamo discriminarlo né con riferimento al settore bancario né con riferimento ad altri settori economici. I lavoratori del gioco sono in trincea, devono garantire che i presidi funzionino”.
Dopo nove mesi di chiusura su dodici, si possono dare speranze ai lavoratori del gioco legale ed alle loro famiglie, prima che il settore venga dimenticato fino a scomparire?
“Dobbiamo evitare i cosiddetti tabù ideologici, dobbiamo dare soluzioni. Se vietiamo il gioco legale si favorisce il gioco illegale“, ha affermato ancora il senatore pentastellato. “Invece dobbiamo favorire il gioco legale, prevedendo una normativa di sicurezza e presidi, ma non possiamo permettere alcuna discriminazione tra lavoratori e imprenditori di Serie A e di Serie B. La politica deve fornire soluzioni, questo è un settore che ha una normativa rigida, che ha avuto discriminazioni in termini di supporti economici nel corso di questa pandemia. La politica deve dare soluzioni per non consentire alla criminalità organizzata di impadronirsi di questo importante settore anche per l’Erario“. lp/AGIMEG