Truffarono casinò di mezza Europa con la Poussette, Cassazione conferma condanna del capobanda

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione conferma la condanna dell’uomo a capo di una banda specializzata nelle truffe ai casinò, e in particolare nella “Poussette”. Si tratta di una truffa alla roulette, mentre alcuni complici distraggono il croupier e il personale di sala un giocatore punta le fiche all’ultimo momento – proprio quando la pallina si è fermata su un numero, e le giocate sono già state interrotte – in modo da centrare una vincita. Il sodalizio operava dal 2002, e aveva portato a termine une serie di colpi nelle case da gioco non solo italiane, ma anche di Germania, Francia e Spagna. Per non essere identificati, inoltre, i componenti della banda erano in grado di falsificare i documenti. L’arresto è avvenuto nel 2006, grazie a un’operazione coordinata dalla Questura di Venezia. Il capo del sodalizio, con il ricorso in Cassazione, ha sostenuto che gli inquirenti non fossero riusciti a dimostrare nessuna truffa, in sostanza i componenti sarebbero normali clienti con la passione del gioco. La Suprema Corte tuttavia replica che si tratta degli “stessi motivi di doglianza avanzati in grado di appello ed ivi adeguatamente superati”. E che – per configurare il delitto di associazione a delinquere – non conta che il sodalizio abbia o meno portato effettivamente a termine delle truffe: “i giudici di merito hanno ben evidenziato il ruolo centrale ricoperto dal ricorrente”; e hanno sottolineato che c’è l’associazione a delinquere “pur in assenza di reati (fine) di truffa consumata, rilevando che dalle indagini effettuate era emersa l’esistenza di un vincolo stabile fra gli indagati , volto alla commissione di una serie indeterminata di delitti contro il patrimonio, essenzialmente truffe, commessi mediante la falsificazione di documenti di identità”. Con la stessa sentenza la Seconda Sezione ha anche rilevato che nei confronti di un altro esponente della banda fosse intervenuta la prescrizione. lp/AGIMEG