“Le persone appartenenti ad un determinato sodalizio si infiltrano nell’economia legale o attraverso la partecipazione in imprese sane o operando direttamente con proprie ditte di riferimento, caratterizzate da una continua modificazione di assetti e sedi sociali, in modo da rendere più complesso risalire alla reale proprietà. In alcuni casi si tratta di reti di imprese, attraverso le quali controllano l’intera filiera delle attività connesse ad un determinato settore economico: nel settore dei giochi, ad esempio, sono risultate tra loro collegate imprese che si occupano dell’installazione e manutenzione di slot machine e videolottery, nonchè della gestione delle sale e dei servizi di ristorazione. (…) Un’altra importante fonte di profitto emersa nell’operazione (Snake ndr.) è stata il controllo del gioco d’azzardo, avvalendosi anche in questo caso di bookmakers e soggetti esperti, in grado di modificare le applicazioni informatiche presenti nella Rete dei giochi online e di controllare le piattaforme digitali riservate a sistemi di scommesse virtuali. L’attività oltre a generare enormi profitti ha contribuito ad estendere il controllo dell’organizzazione su bar, tabaccherie e, ovviamente, sulle sale gioco, anche fuori regione. Nei quartieri Spagnoli di Napoli è storicamente radicato il gruppo Mariano, alias dei Picuozzi, con interessi nella vendita di orologi e capi contraffatti, nella gestione dei video poker, nello spaccio di stupefacenti, nell’imposizione della vendita di prodotti alimentari all’ingrosso e al dettaglio”. E’ quanto si legge nella relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia (Secondo semestre 2018) presentata al Senato. “Nell’area casertana permane, il forte radicamento delle principali consorterie federate nel cartello dei Casalesi che mantengono il controllo del territorio facendo ricorso a sempre nuove modalità operative per la gestione delle estorsioni, dell’usura, del traffico di stupefacenti, del gioco e delle scommesse d’azzardo. (…). Un’ulteriore conferma di questa vocazione affaristica viene dal decreto di sequestro preventivo, emesso nel mese di settembre dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di un imprenditore operante nel settore dei video poker, che avrebbe stretto un patto con il clan dei Casalesi, funzionale ad imporre l’installazione dei propri apparati all’interno di locali commerciali ubicati in provincia di Caserta, riservando parte dei proventi all’organizzazione criminale”, aggiunge il Rapporto. Nella provincia di Salerno, “a Nocera Inferiore si conferma l’operatività del clan Mariniello, anche se recentemente si assiste alla costituzione di nuovi gruppi con capi e promotori (tra i quali anche alcuni fiduciari del disciolto clan Cutolo (che sembrano preferire una strategia più defilata, dedicandosi alla gestione dei attività commerciali (bar e sale da gioco, in particolare) in cui reinvestire i profitti illeciti, lasciando la gestione dei reati sul territorio alle nuove leve emergenti, che non di rado arrivano a regolare le contese con eclatanti gesti intimidatori. (…) A Sarno è operativo il clan Serino, i cui affiliarti sono dediti alle estorsioni, all’usura, al traffico di stupefacenti, i cui proventi vengono reinvestiti in attività commerciali, tra cui le sale scommesse”. cdn/AGIMEG