Ddl Ludopatie, rel. Binetti: D’accordo sui limiti alla diffusione del gioco ma alla ricerca di un criterio giusto

Si definisce “un’inguaribile ottimista” e si aspetta che il disegno di legge sulle ludopatie venga licenziato in Commissione Affari Sociali la prossima settimana. “Ma anche 15 giorni fa avevo detto che sarebbe stato approvato in una settimana” aggiunge con autoironia la relatrice del provvedimento, Paola Binetti. E poi in un’intervista a TS pubblicata oggi spiega che alla base dei rallentamenti non c’è solo la questione delle coperture economiche. “Un disegno di legge non è un decreto legge. Quindi, bisogna costruire un accordo, punto per punto, anche su tematiche complesse, come questa del gioco d’azzardo. I soldi sono sicuramente un punto critico, ma per noi della Commissione Affari Sociali non è come per le commissioni Finanze o Attività Produttive. Noi, i soldi li consideriamo in proporzione agli obiettivi da raggiungere. E in questo caso devono servire a risolvere i problemi relativi al gioco d ‘azzardo. Per questo, devono provenire dello stesso gioco”.

Ma il ddl punta anche a ridimensionare la diffusione del gioco. Si è parlato addirittura di cinque macchine al massimo ogni 5mila abitanti e, comunque, non più di 100. Anche per una città come Roma.

Questo emendamento è stato cancellato. Siamo tutti d’accordo che la diffusione ha passato il limite ragionevole.

Lo dicono anche le aziende, che su slot e vlt avevano già sostenuto in passato che andava ridimensionato il numero.

Certo, ma non è semplice individuare un criterio che raggiunga l’obiettivo e che sia applicabile concretamente. Quello del numero di abitanti potrebbe sembrare efficace. ma poi ha qualche limite. Di fatto, abbiamo delle aree, come la Tiburtina, a Roma, che sembrano Las Vegas per quante sale giochi si vedono, una dietro all ‘altra.

Quindi, lei dice che la concentrazione è un fattore di rischio.

Intendiamoci. Secondo alcuni, è una condizione di rischio, piuttosto, la capillarità sul territorio perché gioco quando vado al bar, quando vado al supermercato, quando vado a far la spesa e trovo sulla strada la sala bingo, senza contare che il gioco mi iene incontro sul computer e sullo smartphone!

Quindi, non va bene nemmeno quest’altro criterio.

Si tratta di due estremi: concentrare al massimo o disseminare capillarmente. Ecco perché si parla di distanze minime.

Ma lei stessa ha detto che in una città come Roma non esiste un posto che non abbia una chiesa nel raggio di 500 metri.

Il tema vero è la distanza di una dall ‘altra. Evitare le concentrazioni e le presenze ossessive.

Di fatto, il provvedimento che state per mandare in aula affronta un bel po’ di aspetti del gioco che vanno dal prelievo fiscale ai limiti da imporre ai concessionari. Nel frattempo, sappiamo che la delega fiscale ha dato al Governo il compito di predisporre un “riordino del settore”. Non rischiate di sovrapporvi, con norme divergenti?

Noi stiamo lavorando su un obiettivo molto preciso, che sono le patologie. Se dovessimo fare un qualcosa di organico avremmo bisogno di tempi molto diversi, perché si dovrebbe mettere mano a quello che riguarda la criminalità, il gioco illegale e così via. Tutto questo, comunque, interviene con limitazioni e terapie.

Non sarebbe più efficace creare una cultura che aiuti l’individuo a difendersi dal rischio di dipendenza?

L’abbiamo previsto. Per esempio, i ragazzi devono rendersi conto di come funzionano certi giochi sul piano del calcolo delle probabilità. Ma bisogna anche dire che una persona che ha una tendenza compulsiva la mantiene anche fuori del gioco d ‘azzardo. È uno stile di vita che si applica in tanti campi della vita. Certo, l offerta a ogni angolo di strada aumenta il rischio per chi, magari, cerca di resistere a un impulso. Ma bisogna lavorare soprattutto sulle famiglie, che hanno il compito di educare. lp/AGIMEG