“In più occasioni sono state evidenziate, anche da questa Corte, le difficoltà complessive dell’ippica nazionale, legate, fondamentalmente, ad un ridotto interesse dei giocatori e degli scommettitori e, dunque, alla contrazione del volume delle somme legate ai giochi ippici in generale. Tuttavia a fronte di una riduzione, anche significativa, delle correlate entrate, l’UNIRE – A.S.S.I. non è riuscita ad adeguare il proprio assetto organizzativo, né ad implementare e rendere efficienti le politiche pubbliche di gestione dell’intero settore ippico, che le sono state affidate dalla vigente legislazione e dallo Statuto”. Lo scrivono i giudici della Corte dei Conti in una relazione sulla gestione finanziaria dell’Unire-Assi. “Gli esercizi considerati – scrivono ancora – si sono contraddistinti da una scarsa efficacia delle gestioni che si sono susseguite e da una incapacità di far luogo ad accorte politiche di contenimento dei costi dell’ente, di razionalizzare la rete degli ippodromi, di abbattere il volume dei residui, di fornire maggiore precisione e chiarezza nei bilanci, di
rispettare le norme fondamentali di contabilità, ivi incluse quelle relative ai termini di approvazione dei bilanci e dei conti consuntivi. Vanno qui censurate le irregolarità, tanto rispetto al procedimento ed ai tempi di approvazione dei bilanci preventivi e dei rendiconti di gestione, quanto con riferimento al riparto di competenze tra organi di vertice dell’ente (Consiglio di amministrazione o Commissario straordinario) ed organi di gestione dello stesso (Segretario generale) in relazione alla formazione dei documenti fondamentali di bilancio, al piano di rientro ed alla rappresentanza istituzionale e giuridica dell’ente verso l’amministrazione vigilante”. Rileva poi la Corte: “come la mancata approvazione del bilancio previsionale alle scadenze previste dalla legge, cagione ex se della suddetta gestione de facto, abbia comportato ricadute in ordine alla regolarità, sotto il profilo amministrativo e contabile, di tutti gli atti gestionali non ordinari, compiuti nel periodo di assenza del documento contabile autorizzatorio”. Non risulta inoltre “che l’UNIRE – A.S.S.I. abbia rispettato le indicazioni legislative di contenimento della spesa emanate nel corso degli anni, come mostrano i raffronti effettuati con la presente relazione, riguardanti alcune categorie della spesa corrente, quali quelle del personale e per acquisizione di beni e servizi, ivi incluse consulenze e collaborazioni”. Numerose segnalazioni formulate dalla Corte e dal collegio sindacale “sono state disattese o tralasciate. Parallelamente al peggioramento della situazione economica e patrimoniale dell’UNIRE e poi dell’A.S.S.I. anche l’andamento della società controllata UnireLab s.r.l. ha avuto una evoluzione negativa nel corso degli anni, finendo con l’appesantire la già precaria situazione dell’unico socio”. In conclusione “la avvenuta soppressione dell’A.S.S.I., con il contestuale trasferimento agli apparati ministeriali delle relative funzioni e competenze, se non accompagnata da una ristrutturazione dell’intero settore dell’ippica, ivi compresa la modifica del sistema di trasferimento di risorse agli ippodromi, difficilmente, si ritiene, sarà in grado di avviare a soluzione le problematiche del comparto”. im/AGIMEG