Il settore del gioco è stata una delle categorie più penalizzate dalle misure di contenimento della pandemia. Si è deciso di sacrificarlo chiudendo in questi mesi, per ormai da mesi, spazi visti con il fumo negli occhi perché ritenuti di aggregazione. Il comparto delle sale da gioco ha subito così un tracollo economico. La chiusura, infatti, ha comportato un drammatico calo dei ricavi per gli operatori del gioco fisico. Circa 12 mila esercizi commerciali regolati da concessioni statali, che impiegano oltre 150mila posti di lavoro, tra lavoratori diretti, dipendenti dei concessionari che con l’indotto arrivano a 400 mila persone. La chiusura dei punti di vendita del gioco legale – riporta oggi il Corriere della Sera – ha determinato un’enorme diminuzione delle entrate erariali stimata in circa 4,5 miliardi in meno rispetto al 2019. Sale giochi, sale scommesse, sale slot, bingo si sono inoltre dotate in questi mesi di misure di prevenzione e riduzione del contagio. Secondo le stime dell’associazione di categoria Acadi se le misure dovessero proseguire l’esito sarebbe la definitiva chiusura dell’attività per un cospicuo numero di esercizi. Per questo si stanno moltiplicando le manifestazioni davanti al Parlamento per chiedere la riapertura dei punti vendita, domani sarà la volta di Milano e Roma. Gli esercenti, inoltre, stanno riscontrando problemi nell’accedere ai finanziamenti garantiti dallo Stato tramite Sace e nell’aprire nuovi conti correnti presso gli istituti di credito. Il settore paga lo scotto di aver subito negli anni diverse infiltrazioni criminali e il fatto di essere percepito come amplificatore di vizi e patologie degli italiani. Tuttavia, il direttore generale dei Monopoli, Marcello Minenna, ha di recente evidenziato come durante il lockdown ci sia stata un’esplosione del gioco illegale. La crescita dell’illegalità viene stimata tra i 5 e i 10 miliardi. cdn/AGIMEG