Confcommercio: “A marzo calo del Pil del 4,7%. Settori legati a fruizione tempo libero tra i più penalizzati”

“La forte ripresa della pandemia e il rallentamento della campagna vaccinale potrebbero portare ad un calo del Pil del 4,7% su base mensile. Anche l’allentamento delle restrizioni a febbraio non ha evitato un forte calo dei consumi. Nonostante il permanere di una situazione ancora molto difficile, non solo nel nostro Paese, derivante dall’emergenza sanitaria, la produzione industriale di gennaio ha fatto registrare un leggero incremento mensile dell’1%, al netto dei fattori stagionali, con una flessione del 2,9% su base annua. Il “sentiment” delle imprese del commercio al dettaglio ha registrato, nel mese di febbraio, una crescita del 6,2% congiunturale e una riduzione tendenziale dell’11,8%”. E’ quanto si legge in una nota emanata da Confcommercio. “Le nuove strette che hanno portato gran parte dell’Italia in zona rossa da metà marzo determinano, per il mese in corso, una stima del PIL, al netto dei fattori stagionali, del -4,7% su base mensile. Ciò nonostante su base annua si osserverebbe una crescita del 7,3% rispetto allo stesso mese del 2020, determinata dal confronto con un mese in cui l’attività produttiva fu bruscamente interrotta. Nel complesso del primo trimestre del 2021 si stima una flessione dell’1,5% congiunturale e una riduzione di 2,6 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Per la prima volta dopo molti mesi il settore dell’alimentazione mostra qualche elemento di difficoltà, situazione determinata anche dal confronto con un periodo in cui l’affacciarsi della crisi sanitaria aveva portato a un forte aumento delle scorte da parte delle famiglie. La filiera turistica, la mobilità ed i settori legati alla fruizione del tempo libero continuano ad essere i più penalizzati. Il protrarsi di riduzioni prossime o superiori al 50% da un anno rende sempre più difficile immaginare un’uscita dalla crisi, peraltro non immediata, che non implichi pesanti ripercussioni su questi settori con effetti che potrebbero durare più a lungo della crisi sanitaria. In forte difficoltà continuano a trovarsi l’abbigliamento e le calzature (-24,5% nel confronto con febbraio 2020) e la domanda di carburanti (-21,2%) segmento che risente pienamente delle limitazioni alla mobilità”. ac/AGIMEG