Chiusura sale giochi, scommesse e bingo, Deborah Cinque (gruppo Facebook ‘Uniti per il Bingo’) ad Agimeg: “Con il secondo lockdown tanti colleghi ancora in attesa della Cassa Integrazione. Ora basta, andremo in piazza ad oltranza perché la politica ci dovrà ascoltare a tutti i costi. Basta vivere in questo modo”

“Ci stiamo organizzando nei minimi dettagli per la manifestazione ‘rosa’ che si terrà a Roma il 12 gennaio. Speriamo di avere un buon impatto e riuscire ad aprire un dialogo con le istituzioni cercando di essere ricevute a Montecitorio, poiché rappresentiamo un settore costantemente discriminato che agli occhi della politica è un fantasma”. E’ quanto dichiara ad Agimeg l’amministratrice del seguitissimo gruppo Facebook “Uniti per il Bingo”, Deborah Cinque. “Purtroppo, la cassa integrazione che riceviamo è meno della metà dello stipendio normale. Nel primo lockdown, ho dovuto aspettare la fine di maggio per ricevere i primi bonifici dell’Inps. Ora, in questa seconda chiusura l’azienda mi è venuta incontro e ha anticipato la cassa integrazione relativa a questi mesi. Purtroppo – prosegue Cinque – molti colleghi non sono stati così fortunati e stanno ancora attendendo la cassa integrazione riguardante il primo lockdown. So già che se la chiusura del settore verrà prolungata dovrò aspettare i tempi dell’Inps per ricevere il denaro che mi spetta poiché l’azienda di cui sono dipendente non è più in grado di anticipare la cassa integrazione. Siamo costretti a vivere nell’incertezza quotidiana, ma abbiamo molte spese a cui far fronte. Io sono sicura che il Covid-19 non sia il vero motivo per cui siamo chiusi. Infatti, la manifestazione ‘rosa’ è l’ultima carta che abbiamo. Il settore è stanco, la situazione è diversa da marzo. Se dovesse esserci una manifestazione dell’intero comparto non so cosa potrebbe succedere. Le aziende avevano fatto tanti investimenti per poter riaprire le attività secondo tutte le norme previste, ma tutto è stato vanificato da queste nuove chiusure. La manifestazione nasce con l’obiettivo di portare in piazza cento donne ma secondo me arriveremo intorno a 200-250. Sono felice dell’appoggio delle associazioni che fanno parte della Confederazione GiocareItalia. Sottolineo – conclude Cinque – che per molte di noi è un grande sacrificio poiché siamo madri di famiglia e non residenti a Roma e dovremo affrontare tutte le difficoltà del caso negli spostamenti tra Regioni”. ac/AGIMEG