“Meno male che c’è stato il lockdown…”. Inizia così un articolo pubblicato sul Corriere della Sera. Si tratta di un articolo in cui si sottolinea che, anche nel lockdown, c’è stato un lato positivo ed è stato quello che: “l’82% dei malati d’azzardo è riuscito a resistere alla propria compulsività”. Questo articolo nel quale è riportato “quasi quasi si augura che la quarantena per certi aspetti possa tornare soprattutto gli schiavi dell’azzardo incapaci di reagire alla loro schiavitù. E i loro familiari”. Peccato che l’articolo sia pieno di dati quanto meno discutibili se non errati. Nel pezzo si fa riferimento all’Istituto Superiore della Sanità, secondo il quale sono 7 le persone coinvolte dal dramma economico ed esistenziale di ogni schiavo del gioco. Aggiungendo altri dati, l’autore dell’articolo parla di oltre 23 milioni di persone coinvolte da problemi legati al gioco d’azzardo, in pratica un italiano su 3. E qui c’è già da discutere. Sempre secondo l’Istituto Superiore di Sanità, i giocatori problematici, non necessariamente patologici, sono circa 1,5 milioni. Questo vuol dire che il 92% degli appassionati gioca in maniera consapevole. Quindi, 1,5 milioni per 7 fa 10,5 milioni di persone eventualmente coinvolte, perché non è detto che il calcolo sia così matematico. Meno della metà quindi di quelli riportati nell’articolo che anche ad occhio sembravano un’esagerazione. Sempre nell’articolo del Corriere della Sera si riportano le cifre spese per il gioco dalle singole regioni. Si evidenzia come, ad esempio, in Lombardia ogni persona abbia “buttato” all’anno per il gioco 1.906 euro a testa, mentre nel Lazio questa cifra sale addirittura a 1.979 euro. E si prosegue poi con le altre regioni. Peccato che anche in questo caso ci sia un errore chissà se voluto o frutto del non sapere. La cifra del Corriere della Sera fa riferimento alla raccolta, ma non tiene conto delle vincite che rientrano nelle tasche dei giocatori. La spesa vera quindi, cioè i soldi che escono effettivamente dai portafogli, è un’altra. Avvenire scriveva, qualche tempo fa, che la spesa pro capite degli italiani per il gioco era di 1.830 euro. Peccato che la spesa vera, cioè la raccolta meno le vincite, sia invece di 390 euro pro capite.
Nelle citazioni dell’articolo si riportano anche quelle di William Petty e Camillo Benso di Cavour che, per quanto riguarda il gioco, dicevano: “si tratta di una tassa volontaria, ambiguamente fondata sulla speranza di un guadagno, una tassa sugli imbecilli”. E il Corriere prosegue: “meglio ancora sull’ignoranza o sulla disperazione”. I 18,4 milioni di italiani (di cui 17 milioni in maniera completamente consapevole) a cui piace fare una scommessa o giocare una partita al Bingo sono quindi degli imbecilli, ignoranti o disperati perché hanno deciso di praticare una forma di intrattenimento così “terribile”. Sempre tornando all’Istituto Superiore di Sanità, è giusto far notare che l’Italia sia solo al quinto posto in Europa per percentuale di giocatori che hanno effettuato qualsiasi tipo di scommessa nell’ultimo anno, dietro a Spagna, Regno Unito, Francia e Germania. Da ricordare anche che, il milione e mezzo di giocatori a rischio fanno del gioco la settima dipendenza in Italia, dietro a fumo, alcol, social network, droga, smartphone, shopping compulsivo, sesso.
Nello stesso articolo si parla anche di pazienti in cura per gioco d’azzardo patologico, come se si trattasse di un fenomeno vastissimo. Eppure nel Lazio, una delle più grandi regioni, sono state 841 le persone trattate, nel 2019, per disturbo da gioco d’azzardo, vale a dire lo 0,001% della popolazione della regione. Sono invece 260 quelle trattate invece in Piemonte, vale a dire lo 0,005% delle persone presenti nella regione. Ma il pezzo del Corriere della Sera diventa addirittura esilarante quando sottolinea che: “nessuno ha dichiarato di essere passato al gioco d’azzardo illegale”. Forse ci si aspettava che le persone dicessero di aver commesso un reato, visto che tale è giocare presso operatori non autorizzati. La degna chiusura dell’ennesimo articolo contro il gioco legale. es/AGIMEG