Cecilia Incagnoli, VP Compliance and Risk Management IGT

“Nel settore del gioco ho apprezzato una certa dinamicità nel percorso di valorizzazione delle competenze delle donne, ma c’è ancora molta strada da fare per arrivare all’effettiva equità nel riconoscimento del ruolo rispetto alle competenze possedute”.

Laureata con lode in Economia e Commercio, con una specializzazione in finanza aziendale presso l’Università Sapienza di Roma, ed abilitazione alla professione di dottore commercialista e di revisore contabile, è entrata in IGT a maggio 2020 come Vice President Compliance and Risk Management. Prima di entrare nel gruppo IGT, Cecilia ha ricoperto diverse posizioni di leadership sia nel settore bancario che finanziario. Dopo una consolidata esperienza nel Gruppo BNP Paribas, nell’ambito del quale ha avuto diverse responsabilità nelle Funzioni Risk Management, Compliance ed Internal audit per la Country Italy, da ultimo ha ricoperto il ruolo di Chief Risk Officer in una holding di partecipazioni del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti con sede a Roma.

Cosa vuol dire oggi essere donna nel mondo del lavoro relativamente al settore del gioco pubblico?

Ho il privilegio di lavorare in un’azienda appartenente ad un gruppo internazionale che opera nel settore del gioco regolamentato e quindi rispetto al significato di essere donna in questo settore osservo realtà “diversamente evolute”, in base alla geografia, alla cultura, alla formazione, all’imprinting sociologico. Tuttavia devo ammettere che mi sarei aspettata in generale di confrontarmi con una realtà caratterizzata da uno sbarramento all’entrata delle donne molto più marcato. Ed invece, nonostante ai massimi vertici delle maggiori aziende del settore ad oggi, almeno in Italia, non troviamo donne, e gli stereotipi di genere continuano ad essere molto presenti nel nostro quotidiano, noto che il percorso di una maggior rappresentanza di queste ultime anche in ruoli manageriali sia stato comunque intrapreso e ciò mi fa pensare che proseguirà con sempre più incisività.

Da quando ha cominciato la sua attività nel settore ad oggi, è cambiato qualcosa nel rapporto di competenze e ruoli di responsabilità rispetto ai colleghi uomini?

Rispetto a precedenti esperienze vissute anche in mercati diversi e la cui evoluzione ho vissuto nel lungo periodo, nel settore del gioco ho potuto apprezzare una certa dinamicità nel percorso di valorizzazione delle competenze delle donne, pur se c’è ancora della strada da fare per arrivare all’effettiva equità nel riconoscimento del ruolo rispetto alle competenze possedute. A voler semplificare molto circa le motivazioni, mi viene da pensare che questo trend sia dovuto ad una maggiore consapevolezza, da parte delle donne di possedere le competenze per potersi candidare per ruoli un tempo tipicamente di appannaggio maschile, e da parte di queste realtà storicamente maschili, dell’opportunità di attribuire un valore alla diversità. Magari anche solo perché oggi tutto ciò è considerato “politicamente corretto”, ma sono fiduciosa: ormai abbiamo preso l’aire e poi quello che ci interessa alla fine è il risultato.

Come immagina il ruolo della donna, in questo settore, nei prossimi anni?

In generale credo che oggi soprattutto i giovani siano culturalmente più liberi dai condizionamenti e dai limiti che le generazioni precedenti hanno vissuto e si sono in qualche caso auto-imposti.  Di conseguenza credo che le aziende del settore daranno meno centralità al genere e voglio pensare che la donna sarà vissuta solo in base alle proprie competenze, alla propria formazione, alla propria volontà, ed alla quale saranno riservate, a parità di condizioni, le stesse chances di qualsiasi altro professionista del settore. Sono troppo fiduciosa? Forse, ma avere una visione diversa, non aiuta nessuno, tantomeno le donne, a fare quel salto culturale che tutti auspichiamo.