L’avvocato di Marcello Dell’Utri, Giuseppe De Peri, sostiene che il viaggio del 24 marzo a Beirut era una semplice missione d’affari. Ma gli uomini della procura di Palermo e della Dia continuano a non esserne convinti. Passare dal Libano forse per un progetto economico: creare una rete imprenditoriale gestita dal figlio Marco, inserito da anni nel settore del gioco d’azzardo. Socio d’eccellenza Francesco Corallo. E’ pur vero, però, che l’ex senatore si è detto molto sorpreso dell’arresto. Non aspettava i poliziotti libanesi. A far pensare a una soluzione per evitare un eventuale carcere – come si legge oggi in un articolo de Il Messaggero – sono le intercettazioni raccolte dalla Squadra mobile di Roma a novembre dello scorso anno. La fuga – a leggere quegli atti – avrebbe dovuto avere tappe intermedie, con coperture importanti in Libano, almeno per la prima parte del viaggio. È sempre il fratello Alberto a spiegare quanto sia importante che Marcello abbia un passaporto diplomatico: «Gli garantisce lo spostamento da Libano/Guinea/ Libano/Guinea e da altri paesi africani eventualmente». E aggiunge: «Intanto hanno preso la concessione del gratta e vinci», quasi confermando l’ipotesi di affari legati all’attività del nipote. rg/AGIMEG