“La Fondazione è un ente nato quest’anno con l’obiettivo di studiare il gioco e come promuovere una nuova cultura del gioco responsabile. La nostra Fondazione mira ad essere leader in questa tematica e mi fa piacere sottolineare che l’istituto che presiedo è finanziata maggiormente da Sisal, uno dei maggiori operatori italiani, ma rimane aperta a tutti gli altri attori, così da diventare un vero e proprio luogo di discussione al fine di trovare un approccio condiviso in merito al gioco responsabile. Stiamo facendo ricerche su questo campo anche con l’aiuto di istituti accademici”. È quanto ha detto il presidente della Fondazione Fair, Matteo Caroli, durante il panel “A closer focus on Italy and a bit abroad!” all’European Association for the Study of Gambling.
“Recentemente abbiamo svolto una nuova ricerca che riguarda il mercato italiano, intervistando sia cash-player sia non giocatori. Il 70% dei giocatori ha sentito parlare almeno una volta di gioco responsabile, ciò rappresenta un buon numero ma non è ancora abbastanza. Tra i non giocatori solo un terzo di loro hanno sentito parlare del gioco responsabile. L’opinione di coloro che non giocano è altrettanto importante proprio per fare capire a tutti l’impegno degli operatori. Su cosa sia il gioco responsabile il 41% dei non giocatori lo ha definito come un concetto inutile, a cui va aggiunto il 32% che pensa sia social greenwashing. Questo fa capire la profondità del problema della comunicazione verso il mondo dei non giocatori. Tra i giocatori il 37% ha detto che le cose stanno cambiando, ma sta avvenendo in modo troppo lento e graduale, mentre il 19% pensa che sia in corso un grande cambiamento. Anche in questo caso i non giocatori sono più duri. Questi risultati mostrano che o non è stato comunicato bene il lavoro svolto, oppure ciò che è stato fatto non è stato davvero sufficiente. Tra i giocatori c’è una buona percezione che il gioco responsabile debba essere compiuto in primis dai giocatori stessi, mentre il 12% pensa che sia in capo agli operatori di gioco e un altro 12% pensa che il ruolo primario debba essere svolto dalle istituzioni. Tra i non giocatori la maggioranza relativa (36%) pensa che siano i punti vendita a dover attuare i principi di gioco responsabile in primis”, ha detto.
“Il 24% delle persone usa, come metro di protezione, un’autolimitazione della spesa, mentre il 22% usa delle pause dal gioco. Il 16% utilizza gli alerts del sito. La conoscenza di tali strumenti è bassa, ma ancora più bassa è la percentuale di coloro che le usano realmente”.
“Penso che l’industria del gioco debba essere sostenibile poiché abbiamo visto che tutti gli attori principali stanno aumentando gli sforzi in tal senso. Di nuovo, se seguiamo l’esperienza di altri settori le strategie messe in atto fino ad ora non sono sufficienti. Dobbiamo fare luce su tutte le importanti iniziative messe in campo per far vedere all’opinione pubblica l’impegno dell’industria del gioco. Le compagnie devono rinnovarsi seguendo principalmente due linee direttrici: la segmentazione rinnovamento del revenue model”, ha concluso. ac/AGIMEG