“Nel 2018 è stata presa la scelta coraggiosa dalla Confcommercio di mettersi in gioco ed iniziare a comprendere quali fossero le problematiche di questo comparto che non è sorto spontaneamente, ma per volontà del legislatore. La regolamentazione di tutta una serie di tipologie di giochi nasce nel 2000, quando il legislatore ha deciso di prendere atto di un fenomeno non legale intento a fare una offerta per una domanda che esisteva. La decisione è stata presa anche per tutelare i consumatori poiché un gioco regolamentato poteva offrire dei prodotti meno rischiosi. Inizialmente è stato regolamento il bingo, poi è toccato alle slot e scommesse”. E’ quanto ha affermato il presidente di Acadi, Geronimo Cardia, durante il Webinar “La tutela dei consumatori nei giochi pubblici. Gli esercenti tra regolazione e responsabilità” organizzato da Fipe-Confcommercio.
“Ora, ogni tipologia di gioco può essere distribuita sia online che sul territorio. Chi distribuisce il gioco sul territorio si confronta con una varietà di regole davvero enorme. Dal 2000 in poi si è assistito alla creazione di un intero comparto, tra l’altro in momenti complicati per l’economia italiana. Le Regioni, legittimamente e giustamente per le competenze a loro adibite, notando il proliferare dell’offerta pubblica di gioco hanno iniziato a porre in essere ulteriori vincoli agli operatori andando ad incidere sull’offerta. La regola più importante è stata quella di individuare una certa distanza da alcuni luoghi sensibili. Gli operatori di gioco si sono accorti che applicando questa norma era quasi impossibile aprire dei punti di gioco sul territorio, poiché gli urbanisti hanno presentato percentuali di interdizione sul territorio superiori al 99%. Alcune delle Regioni avevano adottato questa misura anche in modo retroattivo, ma sono tornate sui propri passi poiché hanno compreso che avrebbero creato un problema sociale sul territorio”.
“La misura del distanziometro, criticata dagli psicopatologi, porta nella sua adozione pratica ad un divieto dell’offerta di gioco. Per tutelare i consumatori e le persone vulnerabili esprimo il desiderio che attorno ai tavoli di confronto si siedano persone prive di pregiudizi. Se si vuole risolvere il problema c’è la necessità di prendersi la responsabilità politica di comprendere che il distanziometro non è una misura utile a livello sanitario e spinge gli utenti nei pertugi dell’illegalità. A mio avviso, il registro di autoesclusione è una buona misura che può prevenire un problema di dipendenza. Questo è ciò che viene applicato negli ordinamenti giuridici evoluti e anche per l’online in Italia, quindi ci vorrebbe davvero poco per attuarlo”. ac/AGIMEG