“I numeri oggi dimostrano che siamo di fronte alla tempesta perfetta di cui molti di noi parlano da diverso tempo. Per capire le differenze bisogna vedere le discrepanze tra il gettito del 2018 e quello odierno e, per la prima volta, esso sta calando. Ciò è dovuto dalle legislazioni messe in atto da Regioni e comuni contro le Awp e VLT hanno dato questi frutti”. È quanto ha detto il presidente di Acadi, Geronimo Cardia, durante la conferenza stampa alla Camera dei Deputati, organizzata dall’Istituto Friedman, “Gioco fisico: contraddizioni fiscali e urgenza di riordino”.
“La riduzione degli apparecchi nel territorio non aveva generato una diminuzione del gettito solo perché le tasse sono aumentate. Inoltre, lo spostamento della domanda su giochi che non hanno la stessa fiscalità era prevedibile e, il risultato odierno, era ampiamente prevedibile poiché l’aumento della tassazione ora non riesce a compensare lo spostamento della domanda”.
“Tutto ciò cosa c’entra con la salute? È un discorso importante anche per questo tema perché la spesa degli utenti per le Awp e VLT è diminuita, ma si è spostata su altri giochi. Dunque, le normative locali non hanno avuto effetti sulla spesa dei giocatori che, complessivamente, è aumentata. Da un punto di vista sanitario non si può parlare di successo se un giocatore è disincentivato a giocare alle slot fisiche, ma si sposta o nei casinò oltre confine oppure gioca sulla stessa tipologia di gioco sul proprio telefonino ad un metro da un luogo sensibile”, ha continuato.
“In questa situazione non è possibile fare le gare poiché con queste normative nessuno parteciperebbe e quindi lo Stato sta cercando di far ragionare le Regioni per trovare una soluzione. Gli operatori del gioco sono stufi delle proroghe, ma vogliono stabilità per poter investire in modo coerente”.
“Il paradosso finale è che nell’imporre la proroga, lo Stato sta imponendo un costo veramente eccessivo ed addirittura maggiorato rispetto alle concessioni precedenti, giustificando tutto ciò con l’aumento della pressione dell’inflazione. Il sistema di calcolo prevista per il settore comporta una tassazione sul numero di apparecchi che, in molti casi, sono in magazzino perché non si possono mettere a terra a causa delle normative locali”, ha detto.
“Un esempio da seguire per contrastare il gioco patologico è il modello Campania che riesce a mettere a disposizione degli utenti una rete di aiuto sia in fase preventiva che nella fase successiva. La prevenzione può essere affrontata attraverso una formazione degli esercenti che conoscono il territorio e i propri clienti. Quindi, ben venga il percorso di riqualificazione dell’offerta per essere sempre più partner dello Stato. Un altro elemento fondamentale della normativa campana è l’osservatorio che permette di studiare gli effetti di una ipotetica normativa. Altrettanto fondamentale è il contraddittorio tra gli attori per raggiungere una soluzione ottimale”.
“Il tavolo tecnico ha tutti gli elementi per decidere. Credo che ci sia un allineamento molto importante tra il MEF e l’ADM, ma sono presenti, oltre al Ministero dell’Interno e della Salute, anche le Regioni e i Comuni. Dunque, tutti i soggetti interessati sono presenti e se i ministeri con l’Agenzia convergono su una soluzione omogenea per il territorio, gli enti locali dovranno accettarla e farsene una ragione. Ricordo che nel tempo, la posizioni delle associazioni di categoria è sempre stata quella della compartecipazione erariale tra Stato e Regioni, così da creare un buon funzionamento di prevenzione e cura del disturbo da gioco”, ha concluso. ac/AGIMEG