Dott.ssa Capitanucci (ass. AND): “Non sono “poverini” rovinati dalle chiusure delle sale e continuano a rompere le scatole anche in questo periodo”

“E’ importante sensibilizzare le persone sul tema del gioco d’azzardo, che danneggia gli individui affetti da patologia e non porta alcun beneficio alla collettività. L’azzardo è ormai ovunque, ha una diffusione molto capillare. Nel 2003 è stato deciso di industrializzare il settore dell’azzardo attraverso il regime delle concessioni. L’offerta ha raggiunto in modo indiscriminato tutti i cittadini, non solo chi poteva giocare d’azzardo, ma anche le persone indigenti, in difficoltà, o i minori. Il gioco è stato diffuso sia attraverso il canale fisico sia con l’online”. Lo ha detto la Dott.ssa Daniela Capitanucci, psicologa psicoterapeuta – Associazione AND-Azzardo e Nuove Dipendenze”, autrice del libro “Perché il gioco d’azzardo rovina l’Italia”, nel corso della diretta Facebook “Il contrasto al Gioco d’Azzardo nei Comuni”, alla quale ha partecipato anche il Senatore Giovanni Endrizzi.

“Nel 2020 c’è stato il lockdown, quindi per diversi mesi c’è stata la chiusura totale di diverse attività non essenziali e tra queste anche l’offerta di gioco d’azzardo, per cui c’è stata una chiusura totale. L’anno scorso il settore è rimasto chiuso ad aprile, maggio, una parte di giugno e forse un pezzettino della fine di marzo. Questo ha determinato nella raccolta un calo di giocate nell’anno 2020 rispetto agli anni precedenti. L’anno scorso sono stati giocati 80 miliardi di euro e per avere un dato simile dobbiamo tornare indietro al 2011, nove anni prima. Quindi smettiamola di stracciarci le vesti dicendo “poverini, siamo rovinati, ci avete rovinato con queste chiusure”. In realtà nel 2011 vivevano e sopravvivevano e non rompevano le scatole come hanno rotto e continuano a rompere in questo periodo”, ha affermato la Capitanucci. “Inoltre, va sottolineato che nel 2011, a fronte di 80 miliardi di euro giocati, lo Stato si era portato a casa 8,6 miliardi, mentre nel 2020 a fronte della stessa cifra giocata, l’erario ha incassato 6,5 miliardi di euro, quindi ha perso due miliardi (si tratta di una perdita di oltre il 25%, quindi importante nonostante la “sottovalutazione” della Capitanucci. Inoltre, i due mercati, 2011-2020 sono poco paragonabili in quanto 10 anni fa il gioco online, che ha un impatto erariale molto diverso dal gioco fisico, non era così sviluppato, ndr). Dunque non regge il discorso di chiedere le riaperture altrimenti le entrate erariali ne sarebbero danneggiate. I concessionari ci stanno prendendo per il naso”.

“Secondo i dati dell’indagine ISS-ADM, ci troviamo di fronte ad un’epidemia di gioco d’azzardo”, ha rincarato la dose la Capitanucci. “I giocatori sociali sono il 26,5% (13,4 milioni), a basso rischio 4,1% (2 milioni), rischio moderato 2,8% (1,4 milioni) e problematici 3% (circa 1,5 milioni). Anche chi è a basso rischio in realtà configura danni per se stesso e per le persone a lui prossime. Il nostro dato del 3% di giocatori problematici è più alto se confrontato con quello di altri Paesi europei (affermazione non veritiera in quanto negli altri paesi con il gioco regolamentato, la fascia di giocatori problematici si aggira sempre tra il 2% ed il 3%, ndr), in cui vi è prevalenza di gioco problematico pari a meno dell’1%. Un altro dato sconcertante che ha riscontrato l’ISS – prosegue la Capitanucci – è che anche i minorenni, che non dovrebbero giocare d’azzardo, in realtà giocano nella proporzione di almeno uno su tre, il 29,9% (anche questo dato non risulta da nessuna indagine profonda visto che, cosa che forse la Capitanucci ignora, si tratta di un reato. E’ infatti vietato per legge far giocare i minorenni e pensare che quasi il 30% di questa fascia d’età, cioè oltre 3 milioni di giovani giochi, è un dato assolutamente irreale, ndr). La maggior parte di loro, il 41%, gioca in sale scommesse, non in bar o tabaccherie, ma in luoghi dove non dovrebbero neanche entrare. Ciò dimostra che chi lavora nelle sale scommesse non tutela le fasce più vulnerabili”.

“E’ comprensibile – ha concluso la dottoressa – che si lamentino di non riuscire ad avere un confronto con la politica, ma a monte vi è una stortura, ovvero la legittimazione di un’industria nociva di cui è responsabile proprio la politica. Ma dire che non hanno spazio per confrontarsi è intollerabile, loro hanno un bazooka, noi una fionda, è come la lotta di Davide contro Golia”. lp/AGIMEG