“Quando si parla di dipendenze patologiche, bisogna fare un distinguo tra quelle che sono dipendenze da sostanze – come eroina, cocaina, marijuana, metanfetamine, steroidi, alcol e tabacco – e le dipendenze comportamentali – come il disturbo da gioco d’azzardo, le dipendenze tecnologiche, lo shopping compulsivo e le dipendenze sessuali. Le conseguenze delle dipendenze patologiche soprattutto nel caso di minori sono particolar- mente gravi, in quanto rischiano di inficiarne il corretto sviluppo psicofisico. A ciò si aggiungano, in prospettiva, le ripercussioni negative sulla intera società”. E’ quanto si legge nel documento conclusivo approvato dalla commissione sull’indagine conoscitiva sulle dipendenze patologiche.
“Più in generale oltre al gioco d’azzardo patologico (il cosiddetto gambling) nel corso degli anni si sono andate affermando nuove forme di dipendenza: le new technologies addiction (dipendenza da TV, serie tv, internet, social network, videogiochi), la dipendenza da cellulare (smartphone); la dipendenza da shopping (shopping compulsivo), la dipendenza sessuale e affettiva, la dipendenza da lavoro, dipendenza da eser- cizio fisico (overtraining) e la bigoressia (disturbo alimentare che porta, con palestra, dieta proteica ed integratori all’ossessione del corpo perfetto). È evidente come in questi casi ci si trovi davanti ad un comportamento a volte « normale », si pensi al lavorare, che finisce però per essere vissuto con modalità patologiche. Il dipendente patologico pone al centro delle proprie attenzioni determinati oggetti o attività, di cui non riesce a fare a meno in quanto li percepisce come veicolo di piacere, strumenti di evasione dalla sofferenza emotiva e/o fisica. Il gaming disorder, la dipendenza da videogame, è stata inserito dall’Oms tra le patologie da curare. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychiatry, condotto su un campione di adolescenti italiani, è emerso per esempio che l’8 per cento trascorre in Rete più di 6 ore al giorno e oltre il 22 per cento degli studenti interpellati presenta un rapporto disfunzionale con il web. Sul piano trattamentale il Capo IV (articoli 21-35) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 che ha ridefinito e aggiornato i livelli essenziali di assistenza di cui al decreto legislativo n. 502 del 1992 (i cosiddetti nuovi Lea), individua e descrive le tipologie di assistenza caratterizzate da diversi livelli di complessità ed impegno assistenziale, cui corrispondono diversi percorsi assistenziali. I nuovi Lea recano l’estensione dell’area delle dipendenze a tutte quelle di tipo patologico e ai comportamenti di abuso. In particolare, l’articolo 35 dei nuovi Lea dispone in ordine all’assistenza sociosanitaria alle persone con dipendenze patologiche. Esso prevede che, nell’ambito dell’assistenza territoriale, domiciliare e territoriale ad accesso diretto, il Servizio sanitario nazionale garantisce alle persone con dipendenze patologiche, inclusa la dipendenza da gioco d’azzardo, o con comportamenti di abuso patologico di sostanze, la presa in carico multidisciplinare e lo svolgimento di un programma terapeutico individualizzato. Essa include le prestazioni mediche specialistiche, diagnostiche e terapeutiche, psicologiche e psicoterapeutiche, e riabilitative. L’articolo 35 prevede che siano garantiti, a carico del Servizio sanitario nazionale, trattamenti residenziali (specialistici, terapeutico-riabilitativi, pedagogico-riabilitativi) e semi-residenziali (terapeutico-riabilitativi, pedagogico-riabilitativi)”, aggiunge.
“Le ludopatie rappresentano una fra le dipendenze comportamentali più diffuse anche tra i giovani. L’attualità e la diffusione delle problematiche connesse alla dipendenza da gioco hanno spinto il legislatore ad intervenire in più occasioni sul tema. Una disciplina che si intreccia evidentemente anche con il progressivo ampliamento del gioco legalizzato. Il decreto-legge n. 87 del 2018 (come convertito dalla legge n. 96 del 2018) dedica il proprio Capo III (articoli da 9 a 9-quinquies) alle « Misure per il contrasto del disturbo da gioco d’azzardo ». L’articolo 9 vieta qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse, nonché al gioco d’azzardo, comunque effettuata e su qualunque mezzo. Il divieto è esteso (dal 1° gennaio 2019) anche alle sponsorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni, programmi, prodotti o servizi e a tutte le altre forme di comunicazione di contenuto promozionale, comprese le citazioni visive e acustiche, e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli, attività o prodotti. Tale divieto di carattere generale si affianca e fa salve le altre norme in materia. Si tratta, in primo luogo, della disciplina che vieta i messaggi pubblicitari concernenti il gioco con vincite in denaro, nelle trasmissioni televisive e radiofoniche e nelle pubblicazioni rivolte ai minori (ai sensi dell’articolo 7, comma 4, del decretolegge n. 158 del 2012, il già ricordato decreto Balduzzi); sono inoltre vietati i messaggi pubblicitari di giochi con vincite in denaro su giornali, riviste, pubblicazioni, durante trasmissioni televisive e radiofoniche, rappresentazioni cinematografiche e teatrali, nonché via internet, che incitano al gioco ovvero ne esaltano la sua pratica, ovvero che hanno al loro interno dei minori, ovvero che non avvertono del rischio di dipendenza dalla pratica del gioco. La pubblicità dei giochi che prevedono vincite in denaro deve riportare in modo chiaramente visibile la percentuale di probabilità di vincita che il soggetto ha nel singolo gioco pubblicizzato. In secondo luogo si tratta della disciplina che impone formule di avvertimento sul rischio di dipendenza dalla pratica di giochi con vincite in denaro, nonché le relative probabilità di vincita, sui tagliandi dei giochi, sulle slot machine e sulle videolottery, nonché della disciplina che, presupponendo la legittimità della pubblicità di giochi e scommesse, ne vieta specifiche modalità: ad esempio, vieta la pubblicità che incoraggia il gioco eccessivo o incontrollato, che nega che il gioco possa comportare dei rischi, che omette di rendere esplicite le modalità e le condizioni per la fruizione di incentivi o bonus, che presenta o suggerisce che il gioco sia un modo per risolvere problemi finanziari o personali, ovvero che costituisca una fonte di guadagno o di sostentamento alternativa al lavoro, che induce a ritenere che l’esperienza o l’abilità del giocatore permetta di ridurre o eliminare l’incertezza della vincita, che si rivolge o fa riferimento ai minori, che rappresenta l’astensione dal gioco come un valore negativo, che fa riferimento a servizi di credito al consumo immediatamente utilizzabili ai fini del gioco (articolo 1, comma 938 della legge n. 208 del 2015, la legge di stabilità 2016). Ed infine si tratta della disciplina che vieta la pubblicità di giochi con vincita in denaro nelle trasmissioni cosiddette generaliste, nella fascia oraria dalle 7 alle 22 di ogni giorno (articolo 1, comma 939 della legge n. 208 del 2015, legge di stabilità 2016). L’articolo 9-bis del decreto-legge n. 87 del 2018 prevede, poi, l’inserimento di for- mule di avvertimento sui rischi da gioco d’azzardo sui tagliandi delle lotterie istantanee nonché su alcuni apparecchi da intrattenimento e nelle aree e nei locali dove essi vengano installati. Specifiche misure a tutela dei minori sono previste dall’articolo 9-quater. Esso dispone che l’accesso a taluni apparecchi da intrattenimento per il gioco lecito (slot machine e videolottery) sia consentito esclusivamente mediante l’utilizzo della tessera sanitaria, al fine di impedire l’accesso ai giochi da parte dei minori, e che siano rimossi dagli esercizi, dal 1° gennaio 2020, gli apparecchi privi di meccanismi idonei ad impedire l’accesso ai minori. La violazione di quest’ultima norma è punita con una sanzione amministrativa di diecimila euro per ciascun apparecchio”, continua.
“Con specifico riguardo alle dipendenze comportamentali il professor Ber- nardo ha espresso seria preoccupazione per la diffusione tra i giovani del gambling (gioco patologico o gioco d’azzardo patologico) e del gaming (dipendenza da videogiochi). Il gambling in età adolescenziale risulta associato a problemi di salute e psicosociali che includono stati depressivi, aggressività, rischio per altre dipendenze e comportamenti antisociali. I videogiochi online rappresentano, poi, per i giovani l’attrattiva più accattivante della rivoluzione tecnologica in atto con risvolti drammatici, legati all’uso estremo dei videogames, un abuso tale da interferire con le attività quotidiane e la salute. Altrettanto diffuso soprattutto tra le ragazze sono le dipendenze legate ai social network e agli smartphone”, aggiunge.
“Il rilascio di dopamina attivato durante il gioco come per l’uso delle sostanze comporta delle modificazioni a lungo termine nel circuito cerebrale della ricompensa. Tutte le sostanze e i comportamenti di dipendenza agiscono sul sistema meso-corticolimbico che sono le strutture cerebrali che regolano i meccanismi di gratificazione. La dipendenza va ad alterare il sistema di ricompensa e di gratificazione e nella sperimentazione delle stesse, il soggetto tende a replicarle, instaurando i meccanismi di tolleranza e astinenza fino a diventare dipendente”, prosegue.
“Si è registrata inoltre una forte crescita della dipendenza dal gioco d’azzardo, sostenuta da un mercato e da un flusso economico consistente nonché da una rete sempre più capillare di sistemi di gioco”, sottolinea l’audizione del Ministro per le politiche giovanili.
“Con riguardo alle dipendenze comportamentali il Ministro Dadone ha fornito alcuni dati relativi in particolare, da un lato, al gioco d’azzardo patologico e, dall’altro, all’uso distorto della rete. La pratica del gioco d’azzardo – ha precisato il Ministro – rientra tra i comportamenti a rischio assunti da una buona parte dei giovani: il 45,2 per cento degli studenti, compresi i minorenni, ha giocato somme di denaro nel 2019, acquistando soprattutto « gratta e vinci » e lotterie a vincita immediata, facendo scommesse, soprattutto sportive, giocando a carte, a Lotto e Superenalotto o ancora alle Slot machine/Videolottery (VLT). L’accesso al gioco d’azzardo è favorito dalla costante connessione a inter- net: il 10,4 per cento degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha puntato soldi reali nel mondo virtuale accedendo attraverso lo smartphone, senza esclusione per i minorenni i quali, utilizzando un « falso profilo » o quello di un genitore o di un maggiorenne, riescono a superare le restrizioni imposte dalla legge. Con riguardo all’uso della rete, il Ministro ha preliminarmente evidenziato la difficoltà di distinguere i segnali dello sviluppo di una dipendenza; sicuramente si può valutare fino a che punto l’attività « virtuale » intacca le relazioni e le capacità di interazione sociale nella realtà dei bambini e dei ragazzi, determinando indifferenza verso ciò che li circonda e isolamento. La quasi totalità degli studenti possiede uno strumento in grado di connettersi alla rete (97 per cento) e il 43 per cento resta connesso per più di 5 ore al giorno. Le attività svolte per il maggior numero di ore giornaliere sono « Chattare/stare sui social », « Ascoltare/scaricare musica, video, e fare giochi di abilità e/o di ruolo. Più dell’11 per cento degli studenti utilizzatori di Internet risulta avere un utilizzo “a rischio” ed è tra le ragazze che si riscontra la quota di utilizzatori a rischio superiore (14 per cento contro il 9 per cento dei ragazzi). Da alcuni dati – OCSE PISA, ISTAT Rapporto su Cittadini e ICT 2019 – emerge che all’aumento di utilizzatori abituali di internet non corrisponde una significativa crescita delle competenze digitali, anzi, “emergerebbe una complessiva impreparazione di ragazzi e ragazze a muoversi consapevolmente nel mondo pervaso dalle tecnologie”. Diventa indispensabile, dunque, secondo il Ministro, porre l’attenzione sulla necessità, da una parte, di saper riconoscere, prevenire e contrastare il rischio che l’uso degli strumenti digitali si trasformi in dipendenza o che si instauri una sindrome da iperconnettività, e dall’altra, di educare alla conoscenza e alla consapevolezza dello strumento digitale. Alle azioni volte ad una piena cittadinanza digitale per i giovani, occorre far corrispondere la capacità di conoscere e reagire ai rischi della navigazione nel web, luogo da non demonizzare, in cui possono svilupparsi dinamiche e situazioni problematiche o pericolose, al pari di molti altri. Ogni giorno in Italia sono quasi 50 milioni gli utenti che navigano in Internet e 35 milioni quelli attivi sui canali social, secondo i dati dell’agenzia We are social, nel report annuale Digital 2020. Fra i fenomeni più allarmanti connessi a un uso non corretto della rete vi è sicuramente quello delle cosiddette “challenge” estreme che, negli ultimi anni si sono diffuse sui social media: si tratta di sfide al superamento di prove molto pericolose, che hanno attratto e coinvolto giovani in tutto il mondo e hanno avuto non pochi esiti nefasti, in alcuni casi fatali. Il fenomeno delle sfide estreme tra i giovani non nasce certo nel web e con i social, ma è senz’altro vero che questi strumenti sono in grado di renderlo molto più pericoloso e allargarlo a dismisura. Il Ministro si è in particolare soffermata sulla “componente di sfida”, caratteristica dei giovani, che secondo recenti studi di esperti e psicologi, dovrebbe essere indirizzata, verso altri “format, quali i videogiochi e lo sport”. Secondo questi studi, infatti “dai pochi dati che si possiedono è emerso che gli appassionati di videogiochi – i cosiddetti gamer – e i ragazzi che praticano sport, non abbiano interesse a partecipare alle challenge pericolose fini a sé stesse, perché già testano i propri limiti fisici e mentali in altri ambiti”. A parere del Ministro, resta imprescindibile la necessità di salvaguardia dei minori, adottando tutte le misure in grado di consentire una corretta e sicura fruizione di internet e dei social network da parte dei giovani e dei giovanissimi, attraverso in particolare la verifica dell’età anagrafica e la protezione dei loro dati. La sensibilizzazione sull’uso consapevole di internet, in ordine alle potenzialità e ai rischi, deve essere indirizzata verso i giovani e verso gli adulti, che sono chiamati alla responsabilità di vigilare, in particolare sui minori di 15 anni e sull’uso che fanno degli strumenti digitali. Occorre a tal fine promuovere il dialogo tra ragazzi, famiglie e il mondo della scuola. Proprio a tale finalità risponde la proposta, ricordata dal ministro Dadone, di sottoscrivere un nuovo protocollo di intesa con il Ministro dell’istruzione per rilanciare le attività di prevenzione in ambito scolastico e, soprattutto, lavorare in modo sinergico e costante con tutte le istituzioni competenti e la rete territoriale del sistema pubblico e privato delle dipendenze. La conoscenza e la consapevolezza sono infatti gli alleati principali in termini di prevenzione, senza di essi anche il controllo costante rischia di essere inefficace. L’obiettivo è quello di rinforzare il legame sociale e intergenerazionale per stimolare i giovani e coinvolgerli nella vita istituzionale, sociale, culturale, politica ed economica del Paese”.
Riguardo all’audizione del Ministro dell’Istruzione, “ha ricordato come il proprio dicastero partecipi ai lavori dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave, organo consultivo del Ministero della salute. L’Osservatorio ha predisposto le “Linee di azione per garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette dal gioco d’azzardo patologico (GAP)”, adottate con decreto del Ministro della salute il 17 luglio”.
“L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, nel contributo scritto depositato agli atti della Commissione ha riportato alcuni dati sulla dipendenza patologica comportamentale del gioco d’azzardo. Tali stime riprendono gli esiti di uno studio della Deloitte e Università Luiss Guido Carli, nel quale è stato analizzato il profilo sociodemografico dei giocatori online. Dallo studio emerge come in Italia si riscontri una prevalenza dei giocatori giovani, quasi la metà degli utenti (47 per cento) ha, infatti, meno di 35 anni. Oltre ad essere giovane, il profilo del giocatore online tende ad essere nettamente maschile. I luoghi preferiti dagli italiani per il gioco online differiscono in modo significativo rispetto a quelli del canale tradizionale. In relazione a quest’ultimo, i bar e le tabaccherie sono ancora i luoghi di scommessa più popolari (67,3 per cento), al contrario, per i giocatori online, è il proprio computer il modo più popolare di scommettere (71 per cento). In netta crescita è la quota di chi gioca online tramite smartphone (si è passati dal 16,4 per cento del 2013 al 50 per cento del 2017). Questa tendenza risulta particolarmente rilevante per i giocatori più giovani (15-34 anni)”, aggiunge.
Nel Report della Regione Piemonte “relativamente al gambling il documento regionale sottolinea come le leggi volte a limitare il numero e l’accessibilità agli apparecchi di gioco quali slot machine e videolottery sono una misura efficace per evitare che i giovani sviluppino una dipendenza da gioco. Il gioco d’azzardo patologico è più diffuso negli strati di popolazione più povera culturalmente ed economicamente. Un fattore di rischio specifico è rappresentato infatti dal gioco finalizzato a fare fronte all’incertezza verso il futuro e a una situazione di precarietà lavorativa o di disoccupazione. È prioritario – secondo la Regione – che il legislatore italiano, come raccomandato dalla UE, si occupi del problema delle loot box e dei social casinò”. “Nell’ampio ed articolato contributo scritto acquisito agli atti della Commissione sono in primo luogo forniti dati sul consumo di sostanze psicoattive e dipendenze comportamentali nei giovani del Friuli Venezia Giulia. Tali stime, si precisa nel documento, sono riprese dai dati HBSC (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare 11, 13 e 15 anni) ed ESPAD®️Italia, ricerca campionaria sui consumi psicoattivi (alcol, tabacco e sostanze illegali) e altri comportamenti potenzialmente a rischio, come l’uso di internet e il gioco d’azzardo, tra gli studenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni che frequentano le scuole secondarie di secondo grado”, continua.
“Relativamente al disturbo da gioco d’azzardo (DGA), con l’articolo 5, comma 2 della legge regionale 1/2014, la Regione ha promosso, in collaborazione con le Aziende sanitarie regionali, interventi di contrasto, prevenzione, riduzione del rischio e cura della dipendenza del gioco d’azzardo, al fine di concorrere alla rimozione delle cause sociali e culturali che possono favorire le forme di dipendenza da gioco, promuovere luoghi di socializzazione per contrastare la solitudine in particolare delle persone anziane e dei giovani, e facilitare l’accesso delle persone affette da DGA a trattamenti sanitari e assistenziali adeguati. Di particolare importanza è infine l’Accordo Con.Ne.S.Si, siglato nel 2021, con il coinvolgimento dei Dipartimenti delle dipendenze e di prevenzione Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale e la Consulta provinciale degli studenti. Il progetto mira all’educazione all’utilizzo di VideoGame tra gli adolescenti 11-17 anni mostrando ai ragazzi le opportunità di utilizzo consapevole del web e della tecnologia attraverso laboratori e momenti di (in)for- mazione innovativa e progettazione. Il lavoro con gli adulti, insegnanti e genitori è volto a fornire le competenze per potenziare la consapevolezza nell’uso delle tecnologie digitali, approfondire la conoscenza degli aspetti di pericolo e di rischio e sviluppare di conseguenza strategie di contrasto al cattivo uso degli strumenti innovativi. Fra le attività previste dal progetto, si è provveduto a svolgere una ricerca (in un’ottica di ricerca-azione) sulla modalità di fruizione di VideoGames e Gaming online da parte dei giovani delle scuole secondarie di secondo grado della provincia di Udine e i risultati sono in fase di elaborazione”, prosegue.
“Nel documento trasmesso alla Commissione dalla provincia autonoma di Trento, sono in primo luogo ricordati i dati relativi al territorio di competenza del sistema di sorveglianza HBSC (Health behaviour in school-aged Children), riferiti al 2018. Questi dati indicano che il consumo settimanale di alcol è un’abitudine per il 22 per cento dei 15enni; tale percentuale si abbassa, ma non si annulla, con l’età: il 9 per cento dei tredicenni e il 5 per cento degli undicenni dichiarano infatti, un consumo almeno settimanale di alcol. L’abitudine è più diffusa tra i maschi rispetto alle coetanee femmine. Rispetto al tabacco la prevalenza di ragazzi che hanno fumato almeno una volta nella vita e di quelli che fumano tutti i giorni (fumatori abituali) cresce con l’età. Rispetto all’uso di cannabis nei giovani risulta che a 15 anni un sesto dei ragazzi ha già sperimentato la cannabis: per il 6 per cento l’utilizzo si è realizzato in una o due occasioni, per il 9 per cento si è ripetuto più di due volte. Il 69 per cento dei ragazzi non ha mai giocato d’azzardo nella propria vita, il 15 per cento lo ha fatto 1-2 volte, l’8 per cento 3-5 volte. Il 19 per cento afferma di aver giocato almeno una volta negli ultimi 12 mesi. In base allo studio ESPAD®️Italia dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, che analizza i consumi psicoattivi (alcol, tabacco e sostanze « illegali ») e altri comportamenti a rischio tra gli studenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni e che frequentano le scuole secondarie di secondo grado, nella provincia autonoma di Trento nel 2018 la prevalenza di uso di almeno una sostanza illegale e almeno una volta nell’ultimo anno, risulta essere del 25.3, di cui cannabis 25.1 (a livello nazionale rispettivamente 25.9 e 25.8). Sempre nel 2018 per l’alcol la prevalenza d’uso è di 83.0 (valore nazionale 80.8), mentre per il tabacco abbiamo una prevalenza di 19.9 (21.4 in Italia). All’interno dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari (APSS), l’Unità Operativa (U.O.) dipendenze e alcologia ha come proprio mandato gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione anche dei cittadini minorenni (e loro familiari), che presentino problemi connessi al consumo o alla dipendenza da una o più sostanze psicoattive « legali » (alcol, tabacco, farmaci psicotropi) e « illegali », o da comportamenti additivi come il gioco d’azzardo patologico o l’internet addiction”, aggiunge.
“La Regione Emilia-Romagna riserva una attenzione particolare alla conoscenza del fenomeno al consumo/abuso di sostanze nei giovani, come pure alle dipendenze comportamentali. Per questo, la Regione commissiona al CNR, titolare dell’indagine ESPAD Italia più volte richiamata, un approfondimento specifico sulla popolazione emiliano-romagnola. La ricerca fornisce dati sulla diffusione dei consumi di sostanze psicoattive, legali e illegali ma anche sul gioco d’azzardo, sul gaming, sull’uso di internet e sui fenomeni di cyberbullismo e challenge, sul consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica tra la popolazione studentesca 15-19 anni. (…) Il 44 per cento degli studenti della regione Emilia-Romagna ha giocato d’azzardo almeno una volta nel corso della propria vita”, aggiunge. “La Regione ha poi adottato uno specifico Piano regionale della prevenzione, che dedica un programma predefinito alla prevenzione delle dipendenze. Le aree fondanti il Programma predefinito dipendenze della Regione Emilia Romagna sono: azioni di intercettazione precoce (Programma di Intervento nei luoghi di divertimento e della aggregazione giovanile – Intercettazione precoce in Pronto Soccorso); azioni di promozione delle competenze (Azioni indicate e selettive nei contesti scolastici – Programma di intervento su ! Gioco d’azzardo); azioni di prevenzione selettiva e indicata (Alcol e Guida: corsi info educativi primo e secondo livello per conducenti con infrazione art. 186,187 CdS in tutte le Ausi – Progetto utenti esperti (peer education); azioni sperimentali: prevenzione dell’internet disor- der e del consumo di farmaci senza prescrizione medica; un Programma di riduzione del danno: in linea con i LEA, si è predisposta una azione dedicata sulla tematica che mira a realizzare le indicazioni legislative nazionali e a produrre una omogeneità di servizi sull’argomento su tutto il territorio regionale. Le Aziende sanitarie, attraverso i Servizi per le dipendenze patologiche, offrono interventi preventivi, di trattamento e riabilitativi per la dipendenza da sostanze e il gioco d’azzardo patologico”, sottolinea. “Gli interventi di prevenzione e riduzione dei rischi, svolti sia in ambito scolastico che extrascolastico, prevedono lo sviluppo e l’attuazione di interventi di qualità nel settore della prevenzione, (compresi il contatto precoce e l’intervento tempestivo, la promozione di stili di vita sani, la riduzione del rischio e del danno, il coinvolgimento delle famiglie e delle comunità locali, il coinvolgimento dei gestori dei locali e degli organizzatori di eventi per la promozione del divertimento responsabile) e si focalizzano in parte sui problemi correlati (incidenti stradali, violenze, comportamenti sessuali a rischio, perdite al gioco, trasmissione di malattie) e in parte su sostanze e comportamenti specifici con informazioni e ascolto, e, in quest’ultimo ambito, vengono attuati prevalentemente tramite le Unità di Strada che sono presenti in ogni territorio delle Aziende Usi in collaborazione con gli Enti Locali e il Terzo Settore”, aggiunge.
“Nel documento elaborato dalla Regione Toscana ed acquisito agli atti della Commissione si sottolinea come il fenomeno delle dipendenze da sostanze illegali e legali (alcol, fumo, farmaci) e delle nuove forme di dipendenza patologica non correlata all’uso di sostanze (gioco d’azzardo patologico, shopping compulsivo e dipendenza da internet), per la sua vastità e problematicità, per la rapidità e mutevolezza delle forme di approccio e di assunzione che investono strati sempre più rilevanti della popolazione, necessita di uno sforzo di intervento capace di adeguarsi ed articolarsi in forme e misure anche diverse tra loro, di essere presente sull’intero ter- ritorio regionale, di garantire continuità agli interventi, di esprimere capacità di innovazione senza abbandonare le prassi e i metodi di intervento già collaudati”, sottolinea. “Nell’anno della Pandemia da COVID-19 l’attività di prevenzione, soprattutto nelle scuole, ha ovviamente risentito della mancanza di interazione diretta, sostituita quasi completamente da forme di comunicazioni a distanza collegate alla DAD. Rispetto alla cura e alla riabilitazione i Servizi per le Dipendenze hanno preso in carico, nel 2019, 27.262 persone e nel 2020, nonostante il lockdown, 25.469. Nello specifico i giovani con età 15-29 anni in carico per problemi con le sostanze illegali sono stati 3985 nel 2019 (23 per cento dell’utenza totale) e 3402 nel 2020 (21 per cento); rispetto alle problematiche alcolcorrelate l’8 per cento dell’utenza del 2019 appartiene alla fascia d’età giovanile, nel 2020 il 7,9 per cento. Stabile intorno all’11 per ceno il dato dei giovani in carico per disturbo da gioco d’azzardo in entrambi gli anni considerati”, prosegue.
“Coerentemente con la necessità di dover affrontare, in termini di prevenzione, cura e reinserimento socio-lavorativo, in seno al Dipartimento per le politiche antidroga, oltre alle dipendenze da sostanze illegali, anche quelle da sostanze legali, nonché quelle comportamentali, si ritiene fondamentale procedere innanzitutto alla modifica della denominazione del Dipartimento in questione, ridenominandolo Dipartimento nazionale per le politiche di contrasto delle dipendenze patologiche, così da ricondurre a un’unica struttura le competenze riferite anche all’alcol, al fumo, al gioco d’azzardo, alle dipendenze da inter- net, social media”, sottolinea. “Per quanto concerne la prevenzione e il contrasto della dipendenza patologica del gioco minorile, occorre rafforzare controlli e sanzioni per limitare l’accesso dei minori ai giochi. Sul fronte del gioco online mancano strumenti di verifica adeguati a identificare il reale utente, e quindi la minore età, che usufruisce dei servizi delle piattaforme. È necessario un inasprimento del processo di verifica e identificazione tramite strumenti avanzati (riconoscimento facciale, verifica video, impronta, etc.) tanto più che giocare e contrastare avvengono entrambi on line. Risultano inoltre necessarie iniziative di educazione mirate al tar- get dei più giovani; infatti, sono proprio i più giovani che tendono ad essere focalizzati sugli aspetti del gioco collegati alle vincite e alla possibilità di guadagni in tempi brevi. È fondamentale che si sviluppino anche qui delle campagne di sensibilizzazione mirate, partendo dalle scuole, in cui si aumenti la consapevolezza dei rischi connessi al gioco tra i più giovani”, conclude.
cdn/AGIMEG