Calcio, Repice ospite a “Tatanka” di Stanleybet.news: “Mondiali 2006? Vi racconto l’esultanza. Per il futuro dell’Italia Kean e Raspadori insieme senza trequartista”

Grande successo per la diretta Instagram di Stanleybet.news dedicata al calcio, che ieri ha visto come ospite d’eccezione Francesco Repice. Il noto giornalista ha regalato agli spettatori momenti di grande passione e competenza, affrontando temi legati alla Nazionale italiana di ieri e di oggi.

“Io seguo la Nazionale dal 1998 – ha dichiarato Repice, rispondendo alla domanda del giornalista Giovanni Remigare – e nel 2002 avevamo un reparto offensivo incredibile: Montella e Del Piero andavano in panchina. Infatti, poi, nel 2006 abbiamo vinto. Oggi un allenatore (Spalletti) prova tante soluzioni, perché quando un commissario tecnico ha poca scelta deve inventarsi qualcosa. Ora, per fortuna, i due attaccanti davanti fanno gol (Kean e Raspadori). Io li farei giocare insieme e rinuncerei alla mezzapunta.”

Il ricordo del Mondiale 2006 ha poi regalato momenti emozionanti. Repice ha raccontato con trasporto il rigore di Totti contro l’Australia – “quel pallone pesava 70 kg, il portiere era un gigante” – e il celebre 2-0 di Del Piero contro la Germania: “Avevo pure mal di schiena, mi sono precipitato contro le balaustre in tribuna stampa. I tedeschi ci avevano accolto male.”

Nel corso della trasmissione, spazio anche per un omaggio a Dario Hübner, presenza fissa della diretta. “Quando giocava contro la Roma ero terrorizzato – ha confessato Repice – perché i giallorossi prendevano gol sulle ripartenze. Sempre. E Dario, una volta partito in progressione, non lo fermavi più. Lo dico da tifoso della Roma.”

Infine, l’attenzione si è spostata sul calcio attuale e sulla situazione della Juventus. Repice ha sottolineato l’importanza della leadership nello spogliatoio: “Se tu rinunci a Szczęsny, Danilo, Chiesa… poi nello spogliatoio chi si prende la responsabilità?”. Un concetto ripreso anche da Hübner, che ha ricordato la sua esperienza al Brescia con Mazzone: “Thiago Motta si sentiva il leader, ma alla fine sono i giocatori che vanno in campo. Mazzone era un leader, ma aveva uomini come Bisoli, Petruzzi, me… in campo eravamo noi a prendere le redini della squadra. I giovani ascoltavano il Mister, ma in partita si appoggiavano a noi.”

Un appuntamento ricco di spunti e aneddoti, che ha appassionato gli spettatori e confermato ancora una volta la qualità dei contenuti offerti da Stanleybet.news in collaborazione con Calciotime.it. lp/AGIMEG