Mentre in Italia si vogliono vietare le sponsorizzazioni nello sport delle aziende di gioco, nel Regno Unito – in quella che è la Lega calcio più ricca e più seguita al mondo, la Premier League – il 45% delle squadre ha un’azienda di gioco online come sponsor sulla maglia, il 100% ha cartelloni led durante le partite casalinghe con sponsor di aziende di gioco, il 100% ha accordi con compagnie di scommesse – le cosiddette gambling partnerships – e il 95% delle partite trasmesse live sulle TV ha almeno uno (spesso due o più) spot di aziende di gaming. Il giro d’affari nella patria delle scommesse è notevole, se si pensa che uno spot in TV durante una partita di Premier League costa 35.000 sterline per 30 secondi. La seconda fonte di fatturato per le Tv che trasmettono partite di calcio in Inghilterra viene dalle pubblicità durante gli eventi mentre la prima fonte di fatturato per le squadre di Premier proviene dai diritti TV. Eliminare le sponsorizzazioni equivarrebbe a far saltare il sistema. Lo stesso potrebbe dirsi per il caso italiano, dove già ad oggi il gap con i più grandi e ricchi campionati europei è già notevole in termini di dimensione di fatturato. Eliminare le sponsorizzazioni, come previsto dal Decreto Dignità, equivarrebbe a ridimensionare la Serie A, che rischierebbe di trasformarsi in un campionato minore. lp/AGIMEG