I grandi media nazionali tornano nuovamente ad attaccare il gioco pubblico. L’ultimo caso prende in esame l’andamento del settore nella Regione Piemonte e, attraverso dati superficiali, cerca di creare uno scandalo dove non c’è, facendo sembrare che il numero di locali con apparecchi AWP sia spropositato in confronto alle altre regioni italiane. Ad un’analisi approfondita delle cause e degli effetti la situazione appare molto diversa da quanto delineato nell’articolo che attacca, senza mezzi termini, il comparto del gioco pubblico.
Gli antefatti
Nel 2016 la Giunta del Piemonte, guidata da Sergio Chiamparino, aveva approvato una legge espulsiva e retroattiva in materia di gioco in cui il punto cardine era il distanziometro di 500 metri retroattivo. Questa misura, che includeva numerosi luoghi sensibili (scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, ospedali, istituti di credito, compro-oro, ecc.), ha comportato la chiusura forzata di numerosi punti di gioco e la rimozione forzata della maggior parte degli apparecchi, che fino all’approvazione della suddetta norma svolgevano il proprio lavoro nel pieno rispetto della legge.
Ciò aveva leso un aspetto fondamentale in economia: la certezza dell’investimento poiché per un imprenditore è importante avere un quadro chiaro della normativa di settore prima di investire e, per tutti coloro che avevano deciso di aprire un’attività di intrattenimento, una regola del genere – che di fatto espelleva dal territorio le proprie imprese – era impossibile da prevedere. Questa legge causò la chiusura del 73,7% di attività di gioco, facendole passare da 4.866 (numero di esercizi rilevati nel 2016 da ADM) a 1.284 (numero di esercizi rilevati nel 2019 da ADM), con conseguenze disastrose per l’occupazione oltre che per la legalità.
Nel 2021, il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato una nuova legge denominata “Contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico” che introduce una disciplina del gioco lecito, tutelando da una parte le attività esistenti ed allo stesso tempo salvaguardando dall’altra i soggetti affetti da disturbo da gioco patologico. Tra le novità principali, il distanziometro ridotto a 400 metri per i comuni sopra i 5 mila abitanti (rispetto ai precedenti 500 metri), ma valido solamente per le nuove aperture. Inoltre – punto fondamentale fortemente voluto dalla maggioranza di centrodestra e duramente osteggiato dalle opposizioni – è stata abolita la retroattività del distanziometro, che rappresentava l’aspetto più penalizzante della vecchia legge regionale nei confronti delle attività di gioco già esistenti.
I numeri reali
La situazione reale del comparto del gioco in Piemonte, come detto, è molto diversa da quanto paventato dai media nazionali. A ben guardare, infatti, parlare di boom di sale giochi con AWP è totalmente fuorviante dato che nel 2016 erano presenti sul territorio ben 4.866 locali con questi apparecchi al loro interno, mentre nel 2022, a seguito di una più equilibrata normativa, tali attività sono 2.525, ovvero poco più della metà. Anche a livello di numero di slot non vi paragone: nel 2016 erano 25.703, mentre nel 2022 si attestano a 14.319.
Il gioco pubblico, in Piemonte così come nel resto d’Italia, è anche una fonte occupazionale considerevole e la grande riduzione di queste attività aveva causato migliaia di disoccupati. Inoltre, c’è un aspetto che non è stato affatto considerato: gli anni in cui è stata in vigore la Legge regionale 9/2016 il tasso di illegalità del gioco è aumentato considerevolmente, come mostrano tutti i report e le operazioni svolte dalla Guardia di Finanza. A tal proposito ci sono anche studi di importanti centri di ricerca, come l’Eurispes, che testimoniano come eliminare le attività di gioco legali comporta un aumento dell’illegalità data l’anelasticità della domanda di gioco. sb/AGIMEG