Processo Black Monkey, la Corte di Cassazione conferma in sostanza la condanna disposta nei confronti del principale accusato, e in particolare la ricostruzione fatta dalla Corte d’Appello di Bologna che aveva escluso l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Lo stabilisce la Prima Sezione Penale, nelle motivazioni appena pubblicate. L’inchiesta, scattata nel 2013, ha fatto luce sugli interessi del sodalizio nei settori degli apparecchi da intrattenimento illegali, delle scommesse e del gioco online. L’uomo, di origini calabresi, aveva scelto la Romagna come epicentro dell’associazione, ma poi aveva allargato i propri interessi anche in Veneto, Campania, Puglia, Calabria, e era arrivato persino in Gran Bretagna e in Romania. Già in Corte d’Appello appunto era caduta l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, per il soggetto in questione ad esempio la condanna era passata dai 26 anni e 10 mesi della sentenza di primo grado, ai 16 anni di quella d’appello. La Cassazione accoglie solo alcuni dei motivi di ricorso avanzati dall’imputato che riguardano però aspetti secondari della vicenda, ovvero gli obblighi di comunicare le variazioni del patrimonio. Nella stessa sentenza, la Cassazione ha anche annullato per prescrizione le condanne disposte nei confronti di altri 4 imputati, e ha dichiarato inammissibili i ricorsi intentati da altri 6. Per questi ultimi quindi rimangono ferme le condanne disposte in appello. Nel processo si sono costituiti parti civili – tra gli altri – la Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, e l’associazione Sistema Gioco Italia. lp/AGIMEG