DPCM di Natale, silenzio di Governo e Presidenti delle Regioni sulla riapertura delle sale giochi, sale scommesse e sale bingo. Le differenze con il primo lockdown

Il Governo Conte, anche attraverso l’interlocuzione con i presidenti delle Regioni, sta studiando le misure da inserire nel nuovo DPCM per il mese di dicembre e le festività di Natale, Capodanno e dell’Epifania. Nel prossimo Decreto (quello attualmente in vigore scade il 3 dicembre) l’esecutivo starebbe pensando, visti i segnali positivi sul calo dei contagi da Covid-19, a far “respirare” i bar e i ristoranti, i negozi e i centri commerciali. Il principio guida sarà quello della prudenza per evitare una risalita dei contagi come avvenuto dopo la fine dell’estate. L’obiettivo sarebbe quello di far passare in zona gialla quasi tutte le regioni, però in modo graduale soprattutto nelle zone rosse (con chiusura di alcune aree dove i contagi sono più alti), posticipando il coprifuoco e l’orario di chiusura dei bar e dei ristoranti così da consentire la cena all’interno dei locali. I negozi, data l’importanza del Natale per il loro fatturato, potrebbero sfruttare gli orari prolungati per evitare gli assembramenti. Stesso discorso per i centri commerciali che riaprirebbero, con gli accessi contingentati, anche la domenica e nei giorni festivi. Grande bagarre in sede di consultazione della Conferenza Stato-Regioni per la riapertura degli impianti sciistici, tema caro a molti Governatori che ne hanno richiesto l’apertura anche al 50% della capacità delle strutture, ma per ora il Governo non sembra cedere su questo punto. Nessun riscontro per quanto riguarda la riapertura del settore del gioco pubblico. Il comparto sembra essere stato dimenticato sia dal Governo sia dagli amministratori delle Regioni che non stanno spingendo per una possibile ripresa per le sale giochi, slot, scommesse, bingo e casinò. Ciò contrasta con quanto avvenuto nel primo lockdown, dove alcuni dei Governatori avevano mostrato una linea più morbida e possibilista per la riapertura delle attività di gioco. Luca Zaia (pres. Veneto) e il compagno di partito della Lega e presidente del Friuli, Massimiliano Fedriga, avevano dato un giudizio positivo su una riapertura rapida del settore dei giochi. Dello stesso avviso Giovanni Toti (pres. Liguria), che aveva manifestato il proprio consenso verso la ripresa delle attività per il Casinò di Sanremo. Anche Stefano Bonaccini (pres. Emilia-Romagna) e Donatella Tesei (pres. Umbria) erano favorevoli ad una ripresa del comparto giochi, così come Vincenzo De Luca (pres. Campania) che aveva richiesto più volte all’esecutivo la stesura di un protocollo di sicurezza per garantire una veloce ripartenza al settore. Certo, non mancavano gli irriducibili del contrasto al gioco. In particolar modo Nicola Zingaretti (pres. Lazio) e Arno Kompatscher (pres. prov. Bolzano) hanno contrastato la riapertura essendo gli ultimi, in ordine di tempo, a concedere alle sale giochi, scommesse e bingo di tornare all’operatività. Anche Michele Emiliano (pres. Puglia) si era distinto con una forte campagna di opposizione al gioco. Ora, se possibile, la situazione del comparto è ancora più grave. A seguito del secondo lockdown del 2020 il settore deve affrontare l’appiattimento della politica nei suoi confronti che non lancia alcun segnale verso gli imprenditori e i lavoratori del gioco legale riguardo una prossima riapertura e sembra che siano stati lasciati in balia di loro stessi dalle istituzioni. ac/AGIMEG