“Il bingo è un settore molto piccolo all’interno del panorama del gioco legale, ma occupa 12.000 dei circa 120.000 lavoratori del comparto. Il bingo, come detto rappresenta una piccola parte dei volumi di gioco, poiché si attesta all’1,5% del totale. Esso rappresenta l’offerta di gioco più sociale che esista, non è one-to-one come gli altri giochi. Un’altra caratteristica che differenzia il bingo è la sicurezza dei giocatori e la scarsa possibilità che si sviluppino comportamenti patologici.” E’ quanto ha affermato il Vicedirettore dell’Istituto di ricerca Eurispes, Alberto Baldazzi, nel corso del webinar “Il Bingo nella crisi del gioco legale in Italia: rischi e prospettive dell’offerta più “social” della galassia gioco”. L’Eurispes ha cominciato ad interessarsi del tema del gioco legale comprendendo la sua grande importanza sia come presidio di legalità sia in termini erariali. E’ vero che vi è una presenza di infiltrazioni mafiose all’interno del settore del gioco, ma ciò non deve far dubitare della bontà del sistema concessorio che contribuisce in grande misura a prevenirle. I volumi dell’intero settore del gioco vanno verso i 110 miliardi di euro giocati e nel 2018, per il bingo, la cifra si attestava all’1,5%. Gli italiani che hanno giocato al bingo sono circa 1 milione e durante il lockdown si è messa in moto una mobilitazione sia da parte dei lavoratori che da parte dei giocatori più affezionati per far riaprire un settore che è stato uno degli ultimi ad avere la possibilità di rialzare le serrande. I nostri dati dimostrano che le sale bingo sono in costante diminuzione dal 2004, evidenziando che la riduzione dell’offerta è già in corso da tempo. Il nostro istituto ha dimostrato che la compressione degli orari e il distanziometro, qualora applicati, comportano la scomparsa delle attività di gioco legale favorendo l’illegalità”.
“L’analisi effettuata sul territorio nazionale sul bingo – spiega il Presidente dell’Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes, Antonio De Donno -, che è un settore particolare che assorbe una parte minima dei volumi del gioco nel complesso, guarda in special modo l’esposizione a rischio di ludopatie che può essere insita all’offerta di gioco e della problematica, del tutto connessa, della legalità poiché il settore del gioco è molto permeabile agli interessi della criminalità organizzata. Infatti, prima che venisse regolarizzato, il gioco era controllato dal circuito illegale. Ma il bingo è uno dei giochi tipici per famiglie e a tal proposito in passato non era vietato l’ingresso ai minori proprio per le peculiarità di questo gioco. Il bingo ha meno possibilità di creare comportamenti patologici da parte dei giocatori. Nella sua semplicità, fornisce un grande contributo all’occupazione impiegando circa 10-12mila lavoratori. Dal regolatore è trattato alla stregua degli altri giochi senza un’adeguata attenzione alle particolarità e diversità che lo caratterizzano, comportando la progressiva diminuzione dell’offerta. Ribadisco che attraverso il sistema delle concessioni si attua un presidio di legalità poiché la selezione è molto stringente e i rischi di infiltrazione sono molto contenuti. Infine, secondo studi scientifici, è stato dimostrato che misure come la riduzione delle fasce orarie di apertura e il distanziometro, indirizzano verso una ghettizzazione il gioco pubblico con il rischio di favorire i giocatori patologici. L’esigenza di gioco va regolarizzata, altrimenti attraverso i divieti verrà riconsegnata alla criminalità organizzata. L’eccessiva riduzione dell’offerta, come ampiamente dimostrato, può essere controproducente. Un accordo Stato-regione, almeno per questo tipo di giochi, potrebbe essere utile a limitare la riduzione dell’offerta”.
“Dopo il DPCM del 18 maggio del Governo Conte – afferma l’amministratrice del gruppo facebook “Uniti per il Bingo” Debora Cinque – ci siamo resi conto che le istituzioni ci stavano ignorando ed era in corso una vera e propria discriminazione impedendo l’apertura del nostro settore, al contrario di quanto accadeva alle altre attività. Dunque, per la prima volta il comparto del gioco legale si è unito e ha fatto sentire la propria voce nella manifestazione del 9 giugno a Piazza del Popolo a Roma. Il gruppo Facebook “Uniti per il Bingo” conta già 3.200 iscritti che vengono da ogni settore del gioco. In questi mesi sono state tante le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare, dai ritardi della cassa integrazione al continuo prolungarsi della chiusura. Ora, finalmente siamo tornati a lavorare e voglio ringraziare l’agenzia di stampa Agimeg per il supporto e per aver mostrato a tutti ciò che c’è realmente dietro ad una sala bingo attraverso un video emozionale, poiché la gente ha un’idea molto negativa dei lavoratori di questo settore e c’è bisogno di far vedere quale sia la realtà.”
“Il gioco del bingo è “Labour Intensive” e sono occupati 12.000 persone ma c’è anche un indotto da non sottovalutare. I limiti di orari di apertura – sostiene l’esponente Fisascat Cisl, Mirco Ceotto – comportano una maggiore disoccupazione e minori guadagni per i lavoratori. Un altro problema è la limitazione dei clienti non solo attraverso fasce orarie, ma anche distanziometri e altre normative stringenti da parte delle varie leggi regionali che non hanno il risultato di diminuire il gioco, poiché i giocatori possono spostarsi su altre piattaforme o, peggio, nel circuito illegale.” La ripresa, per tutte queste ragioni, è molto lenta e molti concessionari ci stanno chiedendo il prolungamento degli ammortizzatori sociali. Voglio ricordare che il distanziometro in Emilia-Romagna ha già fatto chiudere alcune sale contribuendo all’incremento della disoccupazione. Il bingo è un ambiente protetto e controllato, in cui il giocatore è in totale sicurezza. Bisogna regolarizzare il gioco, ma senza mortificare il settore. Inserire le sale da gioco nelle periferie comporterebbe ulteriori rischi e quindi credo che dovrà essere rivista l’intera normativa a riguardo”.
“Serve una riforma organica che riordini tutta la materia del gioco pubblico – dichiara Domenico faggiani, esponente ANCI -, attraverso la quale ridurre l’offerta per far diminuire conseguentemente il rischio di Gioco d’Azzardo Patologico. Alcuni giorni fa, il direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, ha affermato che dagli 8 agli 11 miliardi di euro di fatturato del settore sono in mano ai circuiti illegali. Lo Stato deve riappropriarsi di tali risorse e sfruttarle nella sanità nel contrasto ai comportamenti patologici da gioco e ai comuni, al fine di aumentare le risorse per combattere questo fenomeno. E’ necessario rivedere il sistema di tassazione, perché va riconosciuto che in alcuni casi è insostenibile. Il riordino va eseguito in tempi brevissimi e la Conferenza Unificata è sicuramente una buona base di partenza. Le decisioni di alcune regioni hanno compromesso l’accordo. Un dato di fatto è che le sale bingo sono diminuite e quelle in attività sono in sofferenza mettendo a rischio numerosi posti di lavoro, dato molto preoccupante visti i tempi. A ciò, gran parte della responsabilità deve essere data alle legislazioni regionali che, attraverso le loro normative, rischiano di favorire l’illegalità”.
“Tutto il settore del gioco è in difficoltà e, di conseguenza, ne sta risentendo anche il bingo. Colgo con piacere – afferma il Direttore dell’Ufficio del Bingo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Andrea Bizzarri – i pareri favorevoli espressi nei confronti del sistema concessorio che è stato riconosciuto come molto utile sotto molti punti di vista. Il principio fondante di questo sistema è la forte selezione per accedere ad una concessione. Tuttavia, il gioco è sempre visto in modo negativo. Il bingo è all’interno di un ambiente controllato ed è caratterizzato da peculiarità che proteggono i giocatori. Questo settore sta soffrendo di criticità oggettive come la chiusura prolungata a causa del Covid e le misure di sicurezza che devono essere adottate in questa fase di ripartenza che stanno rallentando la ripresa. Ricordo che il primo tentativo di un testo unico in materia di giochi risale al 2013, quindi il problema della stratificazione delle norme è noto da tempo. L’idea di un riordino ha sicuramente un fondamento, ma ribadisco che l’Agenzia che rappresento ha esclusivamente l’obbligo di dare attuazione alle norme vigenti ma ha anche la possibilità di recepire le necessità e le difficoltà che il settore sta vivendo. Quindi, la delineazione di un impianto normativo esula dalle nostre competenze, ma sicuramente saremo pronti a partecipare e metteremo a disposizione la nostra esperienza. Infine, sottolineo che il quadro normativo è complesso ma non faremo mancare il nostro approccio propositivo su questo tema, sempre nel rispetto dei ruoli”.
“La ricerca dell’Eurispes – sostiene Paolo Proietti, esponente Uiltucs – sfata alcuni falsi miti e produce riflessioni ed elementi costruttivi per affrontare il tema del settore del gioco che è costantemente bersagliato. Non c’era bisogno del Covid per constatare il problema d’immagina che il settore affronta ogni giorno.” Le difficoltà dei lavoratori sono state evidenziate da una inspiegabile mancata riapertura nella fase 2 del lockdown. Un ritardo che ha comportato incertezza e preoccupazione, ma devo dire che gli operatori hanno dato un’ottima risposta mettendo a punto un protocollo di sicurezza per le sale bingo che, con la cooperazione dei concessionari, ha prodotto ottimi risultati mostrando che il settore volesse tornare a lavoro nel pieno rispetto delle regole. Ovviamente, i costi di gestione sono saliti e anche il carico di lavoro è aumentato a causa delle misure da rispettare. Le difficoltà sono state evidenziate ancor di più dalle richieste dei datori di lavoro di prolungare gli ammortizzatori sociali. E’ chiaro a tutti che il gioco del bingo ha una socialità molto più elevata di qualsiasi altro gioco, ma con il Covid sta vivendo una delle crisi più difficili di sempre”.
“Sul gioco ci sono sempre condizionamenti pregiudiziali o ideologici. La crisi – afferma Luca De Zolt, esponente Filcams CGIL – del Covid ha accentuato problematiche già presenti e per il bingo, in particolar modo, le legislazioni regionali che si stanno attivando in questo periodo, stanno comportando la chiusura di molte sale. Le prospettive sono abbastanza fosche poiché il quadro normativo è viziato da un forte approccio ideologico che ha perso di vista alcune peculiarità importanti, comportando il rischio di espulsione delle attività di gioco legale o la ghettizzazione. Il bingo è un settore importante sotto l’aspetto della legalità e occupazione. C’è una visione distorta del lavoratore che opera nel settore del gioco poiché è visto come uno che facilita la ludopatia, ma al contrario sono proprio le persone predisposte per prevenirla e rappresentano un presidio di sicurezza per il lavoratore”.
ac/AGIMEG