Il Consiglio di Stato, in sede consultiva, ha chiesto alcune correzioni al bando di gara per la fornitura delle cartelle del Bingo che i Monopoli si apprestano a lanciare. Con il bando verrà aggiudicata la fornitura di 4 miliardi di cartelle del bingo, “Il valore complessivo dell’appalto può stimarsi in euro 13.600.400 (comprensivo di IVA al 21%, valore probabilmente da aggiornare sulla base della nuova aliquota maggiorata IVA) tenuto conto del prezzo unitario in relazione al quale è stata aggiudicata l’ultima gara (euro 10.368.000 IVA inclusa), opportunamente maggiorato, stante il tempo trascorso” si legge nel parere. La fornitura “dovrebbe eseguirsi in un periodo temporale di circa 2 anni, essendo il consumo medio annuo pari a circa 1,6 miliardi di cartelle”. Gli schemi del nuovo bando ricalcano in sostanza quelli delle tre precedenti gare – del 2002, del 2005 e del 2010 – “salvi gli adeguamenti alle norme sopravvenute”, in particolare quelle sugli appalti pubblici. I giudici di Palazzo Spada ricordano inoltre che l’impresa che si è aggiudicata l’ultima gara “ha fornito fino al 30 aprile 2013 circa 3,1 miliardi di cartelle”, e che “nelle more del completamento della fornitura (…) ove del caso sarà maggiorata del quantitativo aggiuntivo pari al quinto previsto contrattualmente”. Anche la precedente gara riguardava la fornitura di 4 miliardi di cartelle, il quantitativo aggiuntivo sarebbe quindi di altre 800 milioni di unità.
I dubbi del Consiglio di Stato: mancano norme che regolino inadempimento Amministrazione
Il Consiglio di Stato ha chiesto alcune correzioni agli atti della gara per la fornitura di 4 miliardi di cartelle per il bingo. In particolare, esaminando il bando di gara, ha sollevato perplessità sul requisito della capacità produttiva – che devono dimostrare i partecipanti – di almeno 180 milioni di cartelle al mese. “Non risulta possibile in maniera esauriente valutare l’adeguatezza e la proporzionalità del requisito richiesto atteso che i piani trimestrali di consegna delle cartelle non sono noti” si legge nel parere. Per quanto riguarda invece i requisiti sulla capacità economica, i giudici sottolineano che alcuni documenti previsti dal bando “non possono essere richiesti a prestatori di servizi o di forniture stabiliti in Stati membri che non prevedono la pubblicazione del bilancio”.
Sul contratto che stipulerà l’aggiudicatario, invece, i giudici di Palazzo Spada sollevano dubbi sulle norme che regolano lo svincolo della cauzione che l’aggiudicatario è tenuto a prestare a garanzia degli obblighi assunti. Il contratto prevede che la cauzione venga “svincolata a seguito dell’adempimento delle obbligazioni assunte”, in altre parole all’esaurirsi del contratto. Per i giudici invece una simile previsione non rispetta la norma di legge “in tema di svincolo progressivo della garanzia fideiussoria a misura dell’avanzamento dell’esecuzione, che, peraltro, prevede la nullità delle eventuali pattuizioni contrarie o in deroga”. Poco chiara invece la norma che prevede una penale dell’1% del valore delle cartelle non consegnate o non sostituite nei termini. Le norme del contratto non consentono di capire se tale penale “sia aggiuntiva o sostitutiva rispetto alle penali da ritardo”. L’art. 20 del contratto, poi, non appare “in linea con quanto disposto dagli articoli 83 e seguenti del d.lgs. n. 159/2011, in materia di documentazione antimafia”. E infine, il Collegio evidenzia che “non sono disciplinati i casi di inadempimento dell’Amministrazione riferiti anche all’eventuale ritardo nell’emissione dei titoli di spesa, secondo quanto previsto dalla più recente normativa emanata in materia di pagamenti di debiti della p.a.”. gr/AGIMEG