I funzionari ADM in servizio presso la Sezione Antifrode e Controlli dell’Ufficio di Roma 1, a seguito di una lunga attività di analisi, hanno concluso una verifica fiscale nei confronti di una società con sede legale fittizia nel Comune di Roma. L’attività è stata posta in essere in continuità con altre operazioni di verifica già concluse nei confronti di operatori del settore, che hanno già consentito all’Ufficio di Roma 1 di accertare molteplici evasioni d’imposta, consentendo così di contrastare le frodi nel settore dei carburanti e nel contrabbando di prodotti energetici. Nei mesi passati, la società aveva presentato all’Ufficio delle dogane di Roma1 istanza per ottenere l’autorizzazione a stoccare prodotti energetici presso depositi fiscali o destinatari registrati in qualità di trader, figura che, negli ultimi anni, è stata al centro di molteplici frodi. In proposito, il legislatore, al fine di prevenire e contrastare l’evasione fiscale ed i fenomeni fraudolenti nel settore dei prodotti energetici, aveva recentemente introdotto una serie di obblighi mirati al presidio digitale delle transazioni di filiera. In particolare era stato disposto l’obbligo di identificare e di autorizzare tali soggetti. In tale quadro, il Reparto Antifrode dell’Ufficio delle Dogane di Roma 1, appena ricevuta la comunicazione della presentazione dell’istanza, ha iniziato l’attività di analisi sul soggetto, riscontrando alcune anomalie, tra le quali l’esistenza di dichiarazioni contrastanti sulla tenuta delle scritture contabili. La società, in regola con gli adempimenti del registro delle imprese al quale presentava regolarmente il bilancio d’esercizio, non aveva infatti effettuato negli ultimi anni gli adempimenti dichiarativi ai fini IRES ed IVA, né aveva effettuato alcun versamento d’imposta. Tale tecnica fraudolenta aveva probabilmente lo scopo di trarre in errore soggetti terzi, i quali, ad una consultazione del solo registro delle imprese, avrebbero potuto ritenere di operare con un soggetto “in regola”. La complessa operazione non solo ha permesso l’accertamento di imposte evase per un ammontare di oltre 28 milioni di euro, ma ha anche impedito il perpetuarsi della frode. Infatti, come innanzi descritto, la società ha presentato istanza per essere autorizzata a stoccare presso terzi prodotti petroliferi, e, quindi, qualora il soggetto avesse ottenuto l’autorizzazione richiesta, avrebbe certamente posto in essere attività fraudolente di dimensioni più rilevanti. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma è stata informata dell’operazione al fine di procedere per i reati di cui agli articoli 5 e 10 del D. Lgs. 74/2000, concernenti, rispettivamente, la dichiarazione infedele, nonché l’occultamento delle scritture contabili. lp/AGIMEG