“Questo DPCM è l’ennesima conferma della posizione ideologica dell’attuale Governo nei confronti dell’industria del gioco. Dopo la ‘botta’ data con il fondo salva-sport, alimentato con i soldi della raccolta delle scommesse sportive, ora si dice che l’ultimo settore a ripartire sarò quello sale giochi, scommesse e bingo. I lavoratori del gioco per la politica valgono zero, ma messi insieme sono potenzialmente un movimento di 400 mila persone tra lavoratori diretti, indotto e familiari vari. Insomma una sorta di “partito” con cui una politica democratica dovrebbe confrontarsi. In questa legislatura, con questi parlamentari 5 stelle, non c’è partita: il senatore Endrizzi, con le sue dichiarazioni, ha sbagliato secolo, doveva fare il giacobino con Robespierre. C’è una volontà di andare sempre contro il settore del gioco, allora non si dovrebbero accettare quei soldi che finiscono nel gettito erariale. E’ questa la posizione di Marcel Vulpis, direttore di Sporteconomy, nel corso della diretta facebook con il direttore di Agimeg, Fabio Felici, sull’ultimo DPCM che conferma la chiusura di sale giochi, scommesse e bingo fino al 14 giugno. Cosa fare in questa situazione, visto che attendere un altro mese potrebbe essere la spallata definitiva per il settore. “Io comprerei una pagina sui giornali nazionali, rendendo semplici e comprensibili gli aspetti tecnici del settore, se non si arriva alla testa dei governanti diventa un dialogo tra sordi”, ha detto ancora Vulpis. “Serve qualcosa di impattante per far capire che la cosa più grave è il rischio del mantenimento dei livelli occupazionali della gente. Nel calcio ci sono 120 mila occupati stabili, è corretto cercare di salvarli, ma si vanno a toccare 120 mila dipendenti di un altro settore, come accaduto con l’aumento della tassa sulle scommesse, è la conferma di una politica miope di questo esecutivo, che ha dimostrato di non avere a cuore gli interessi della categoria. Dopo il 3 giugno, se la curva dei contagi non rientra, ci si potrà muovere tra le regioni, quindi teoricamente tutte le componenti della filiera del gioco dovrebbero fare capire al Governo che sono pronte a scendere in piazza”. cr/AGIMEG