“La concorrenza del ctd esiste da 15 anni, il fatto che venga percepita con particolare gravità solo adesso, vuol dire che il problema non – o almeno non è solamente – è quello dell’esistenza di una concorrenza sleale”. Lo ha sostenuto Italo Volpe, della Direzione centrale normativa e affari legali dell’ADM. Per Volpe ci sono state una serie di concause, da un lato infatti l’iniziale espansione del settore delle scommesse, e i forti margini dell’epoca, non faceva percepire la rete parallela come un pericolo; dall’altro vi è stata una certa tolleranza nei confronti di chi non aveva una concessione. “Il mercato si è sviluppato tra Scilla e Cariddi, non si è deciso se liberalizzarlo completamente, o regolamentarlo in toto. Anche a causa delle pressioni comunitarie, non si sono rinforzati i confini, non si è stabilito con forza quale fosse il mercato bianco, e quale quello illegale”. Il mercato insomma si trova in una “contraddizione logica, e una fase di crisi potrebbe rappresentare l’occasione per farla emergere in maniera inequivocabile, e risolverla”. E tornando sulle pressioni comunitarie, Volpe ha sollecitato una cooperazione con Corte di Giustizia e Comunità Europea perché non si reiteri la situazione attuale, di convivenza tra rete bianca e rete grigia. gr/AGIMEG