Il gioco rappresenta un’industria importante per il Paese, solamente da Slot e Vlt lo Stato ogni anno incamera circa 6 miliardi di euro, più un altro miliardo di gettito indiretto, cifra che da sola va a garantire le coperture per Reddito di Cittadinanza e Quota 100. E’ quanto ha reso noto la CGIA di Mestre nel corso del convegno “Occupazione, fiscalità, territorio: quale futuro”, tenutosi oggi a Milano. Le politiche contro il gioco, declinate dagli enti locali sotto forma di distanziometri e fasce orarie, sono inefficaci e stanno portando al crollo del gettito erariale e alla perdita dell’occupazione, senza contare la riemersione del gioco illegale. Ecco tutti gli interventi della giornata.
Brachino (direttore Mediaset): “Lo Stato moralista reprime il gioco ma poi incassa dal settore”
dal nostro inviato a Milano – “Il gioco è un’industria, dà occupazione, versa tasse allo Stato. Quando si usa la parola gioco si parla di moralismo, ma moralismo non è morale, vediamo lo Stato che reprime e poi incassa. Non è quindi un argomento da prendere alle leggera, va approfondito”. Lo ha detto Claudio Brachino, direttore di Mediaset, in apertura del convegno “Occupazione, fiscalità, territorio: quale futuro”, a Milano. af/AGIMEG
Vavolo (CGIA Mestre): “Il settore degli apparecchi da intrattenimento vale per lo Stato 7 miliardi di euro, quanto il reddito di cittadinanza e Quota 100”
dal nostro inviato a Milano – “Lo scorso mese di luglio abbiamo presentato una ricerca che fotografa il settore del gioco in Italia, altamente regolato e che dà occupazione. Lo studio ci ha dato il modo di stimare meglio il settore AWP-VLT: con oltre 56.000 addetti, produce 6 miliardi di euro di gettito per lo Stato, più un altro miliardo di gettito indiretto, e vale il 60% del settore dei giochi – rispetto al 30% del 2016 – un volume che sarebbe pari al costo del reddito di cittadinanza e di Quota 100”. E’ quanto ha dichiarato Andrea Vavolo, ricercatore della CGIA di Mestre. af/AGIMEG
Vavolo (CGIA Mestre): “Politiche contro il gioco sono inefficaci, stanno portando a crollo del gettito e perdita di occupazione”
dal nostro inviato a Milano – “Negli ultimi anni c’è stato un proliferare di delibere degli Enti locali che hanno ridotto sempre di più gli spazi per il settore del gioco, in particolare con l’ampliamento della lista dei luoghi sensibili, in alcuni casi anche i cimiteri. In Piemonte la Legge regionale 9/2016 ha provocato la riduzione del 28% della raccolta AWP con potenziale aumento del gioco illecito e spostamento dei giocatori verso Comuni limitrofi con meno restrizioni”. E’ quanto ha dichiarato Andrea Vavolo, ricercatore della CGIA di Mestre, nel corso del convegno “Occupazione, fiscalità, territorio: quale futuro”. “Queste politiche hanno portato a una riduzione del gettito potenziale di 425 milioni di euro e 10.000 posti di lavoro a rischio, numeri che potrebbero crescere se il modello Piemonte venisse esteso. Ritengo questi provvedimenti inefficaci, c’è mola ignoranza relativamente al fenomeno”, ha detto ancora Vavolo. af/AGIMEG
Copia (Polizia locale): “Gli esercenti devono conoscere la normativa sul gioco in continua evoluzione, ma i regolamenti comunali non devono essere punitivi nei loro confronti”
dal nostro inviato a Milano – “Non si deve parlare di problema del gioco, ma di questione del gioco. La normativa nazionale è aperta, ma chiede agli amministratori locali di agire verso una progressiva restrizione. Nessuno parla però di ciò che c’è oltre le slot, come il gioco online con il suo marketing aggressivo. Non è pensabile che il gioco sia un problema di salute pubblica, visto che se ne occupa il MEF. E’ chi fa la normativa, quindi, che ne fa un problema”. E’ quanto ha detto Matteo Copia, Ufficiale di Polizia Locale impegnato in alcuni comuni della provincia di Bergamo, nel corso del convegno. “Abbiamo bisogno di un ‘mostro nero’ ogni anno, una volta il gioco, una volta la plastica. Anche intervenire contro le illegalità è difficile dal punto di vista della normativa. Il vero problema corre nella Rete, con un marketing che spinge a giocare con l’illusione della vincita per non dover lavorare. E’ quindi importante informare, anche gli esercenti, affinché sappiano comprendere la normativa per adeguarvisi bene e senza errori. Infine, i regolamenti comunali non devono essere punitivi verso gli esercenti, anche perché le norme improvvise spesso provocano contenziosi legali costosi e complessi. Meglio affrontare la questione col dialogo”, ha affermato. af/AGIMEG
Copia (Polizia locale) ad Agimeg: “Alle scelte fatte dalla politica in tema di gioco manca l’apporto fondamentale delle associazioni di categoria”
dal nostro inviato a Milano – “Come Polizia locale possiamo solamente lavorare in base a norme regolamentari e ordinanze locali in tema di gioco, che sono mosse talvolta con l’auspicio, anche in buona fede, dell’amministratore locale di turno di operare per il bene dei cittadini, ma nelle scelte fatte dalla politica manca l’apporto a mio giudizio fondamentale delle associazione di categoria dei dipendenti da gioco”. E’ quanto ha detto ad Agimeg Matteo Copia, Ufficiale di Polizia Locale impegnato in alcuni comuni della provincia di Bergamo, a margine del convegno “Occupazione, fiscalità, territorio: quale futuro”. “Inoltre la normativa è farraginosa, come Polizia locale non possiamo accedere al sistema di informazioni sulle violazioni, una prerogativa che hanno solamente le forze dell’ordine come Polizia, Carabinieri e Gdf, ma è assurdo che noi ne siamo esclusi. Siamo un mosaico senza tanti tasselli in un settore molto delicato”. af/AGIMEG
Viola (psicoterapeuta): “Il proibizionismo non frena la dipendenza da gioco, ma la moltiplica”
dal nostro inviato a Milano – “La ludopatia è una dipendenza, è la sostituzione di un disagio con qualcos’altro, ad esempio un problema di relazione con persone, famiglia, amici. E’ la trasformazione di una relazione con una persona con un oggetto o un’attività, come la droga o l’alcool. Il gioco, il correre dei rischi fa parte della natura umana. Non tutti i giocatori sono dipendenti, ma i giocatori dipendenti sono malati”. Lo ha dichiarato la psicoterapeuta Sarah Viola nel corso del convegno. “A livello medico, chi ha una dipendenza di solito non vuole guarire, a differenza di tutti gli altri tipi di pazienti. Inoltre la proibizione non frena la dipendenza, ma la moltiplica, rende più forte il ‘craving’, il richiamo dell’oggetto desiderato. Il modo giusto per intervenire è far capire che il ludopate ha un problema, che il dipendente da gioco non può giocare come gli altri, non lo fa in modo normale. Quindi si può ridurre la dipendenza e il gioco, ma non si può eliminare del tutto. Il percorso ideale è che il giocatore stesso diventi una risorsa: aiutato a svolgere un percorso di terapia e di cambiamento, può aiutare gli altri giocatori a rischio all’interno delle sale. Il gioco diventa malattia quando interferisce con la vita quotidiana, quando viene prima di tutto, prima del lavoro, della famiglia”. af/AGIMEG