“Il gioco in Italia è una cosa legale e pertanto queste affermazioni, nei confronti di chi come me crede nel proprio lavoro e lo fa in modo dignitoso, fanno male”. E’ quanto ha dichiarato Valentina Arena, lavoratrice della sala Bingo di Ragusa che ha avuto un confronto su Twitter con Vito Crimi, capo politico del Movimento 5 Stelle, nel corso della diretta Facebook con il direttore di Agimeg Fabio Felici. “Nel tweet Crimi esultava per la non riapertura del gioco, aggiungendo che sarebbe stato meglio non far ripartire proprio il settore chiuso per l’emergenza Coronavirus. Mi sono sentita offesa, perché da sempre siamo catalogati in modo così negativo. Stiamo vivendo un momento molto delicato, con tutte le problematiche che ci sono andare a fare queste affermazioni mi ha offeso e sono intervenuta, non posso accettarlo da parte di un uomo politico che dovrebbe sapere cosa c’è dietro il nostro lavoro. La mia è stata una risposta di cuore”. Valentina ricorda, a proposito dei possibili rischi legati al gioco, come “ci sono dipendenze molto pericolose in Italia ma tanti parlano solo del gioco. Crimi non ha capito che il mio era uno sfogo da lavoratrice. Il punto è che nella sua risposta Crimi ha fatto un discorso politico che va avanti da anni, ma qui bisogna capire che si gioca con la pelle di noi lavoratori. Anche Salvini in un post su Istagram era contento che il gioco fosse stato escluso dal nuovo Dpcm, un atteggiamento vergognoso”. Eppure le sale bingo meglio di altre potrebbero riaprire, considerati i grandi spazi. “Le nostre sale sono grandi e avremmo tutti i requisiti per poter ripartire – ha proseguito Valentina – e già lo scorso mese di febbraio avevamo programmato il distanziamento tra le macchine, con persone sedute a distanza una dall’altra. Avevamo già messo in atto tutto quanto previsto dalla normativa: noi potremmo riaprire prima di un ristorante, in quanto possiamo rispettare meglio le distanze di sicurezza. La politica dimentica che le nostre sono sale da intrattenimento, vengono tante persone sole, si siedono ai tavoli, socializzano, prendono un caffè, chiacchierano. Dobbiamo iniziare a riaprire, i posti forse saranno più limitati, ma se non ripartiamo non possiamo sapere come risponderanno le persone. Dobbiamo essere uniti, ora più che mai, se vogliamo ottenere qualcosa, dobbiamo farci sentire e speriamo che nei prossimi giorni ci sia qualcosa di positivo anche per noi. Ci tengo anche a ringraziare il nostro datore di lavoro che ci sta supportando su tutto, sostituendosi di fatto allo Stato che per il momento ci ha abbandonato”. E la battaglia di Valentina non si ferma qui: “Voglio scrivere anche al Capo dello Stato Sergio Mattarella, perché anche il Presidente deve sapere che in Italia ci sono lavoratori onesti che vengono discriminati, penalizzati e subiscono umiliazioni da politici che non sanno nulla di noi e delle nostre famiglie”. cr/AGIMEG