Unioncamere: i giovani imprenditori puntano su lotterie e scommesse (+200 imprese negli ultimi cinque anni). Ma adesso le loro speranze di un lavoro in proprio potrebbero svanire

Sono più di mezzo milione le imprese di giovani con meno di 35 anni oggi presenti in Italia. Un numero importante, pari all’8,7% di tutto il sistema produttivo nazionale anche se in calo di 80mila unità rispetto a 5 anni fa. Sono alcune delle principali informazioni emerse a margine dell’Assemblea di Unioncamere, tenutasi a Roma. Secondo le Camere di commercio italiane, questi dati dimostrano quanto sia fondamentale mettere in campo azioni forti e decise sostenute dalle risorse del Next Generation Eu, capaci di invertire la rotta e restituire fiducia alle nuove generazioni. “Nessun paese che non ha puntato sui giovani ha avuto un futuro”, ha detto il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. “Da come saremo in grado di spendere le risorse del Next Generation Eu dipenderà l’avvenire delle prossime generazioni e del nostro Paese. Negli ultimi 10 anni circa 250mila giovani, tra i 15 e i 34 anni, hanno deciso di lasciare l’Italia. Una ferita non solo demografica e sociale, ma anche economica. In dieci anni, disoccupazione e calo delle nascite hanno ridotto di due punti percentuali il contributo dei giovani al Pil italiano”, ha sottolineato.

“Cresce la partecipazione dei giovani anche nei settori ad alto contenuto di competenze. E’ il caso delle 1.100 imprese giovanili in più che si occupano di Attività di direzione aziendale, 1delle oltre 700 aggiuntive della Pubblicità e ricerche di mercato, delle circa 170 in più del settore dell’Istruzione, delle 160 in più nell’ambito della produzione cinematografica e video e delle 100 aggiuntive che si occupano di Ricerca scientifica e sviluppo. In attivo anche il confronto nel quinquennio delle imprese che si occupano di Servizi alla persona (+700), di lotterie e scommesse (+200), di servizi finanziari (+200)”, si legge nel Report di Unioncamere. Le attività giovanili di giochi e scommesse avviate al 30 settembre 2020 sono 1.589, +200 rispetto al saldo 2020-2015. Però il fatto di aver puntato sul settore del gioco pubblico potrebbe diventare un boomerang. Dopo aver sofferto la chiusura del lockdown di primavera, le aziende legate al gioco stavano lentamente rimettendosi in moto tra mille difficoltà. Con l’adozione di rigidi protocolli, per la sicurezza degli utenti del personale, per la gestione dell’emergenza Coronavirus, le sale scommesse, bingo e slot pensavano di poter riprendere, almeno in parte, l’attività lavorativa. L’ultimo DPCM  che ne ha limitato gli orari di apertura e provvedimenti di chiusura totale come quelli della Regione Umbria stanno vanificando sacrifici e speranze di tanti giovani imprenditori che hanno avuto solo la colpa di voler lavorare per lo Stato. lp/AGIMEG