Le legislazioni nazionali degli Stati membri non possono impedire che lo svolgimento del gioco d’azzardo si limiti ai soli casinò. E’ quanto ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione europea, che in una sentenza ha evidenziato come “se le restrizioni sono rivolte alla protezione dei consumatori nella lotta alla dipendenza dal gioco e alla prevenzione della frode o della criminalità, si può giustificare il principio di restrizione delle attività del gioco d’azzardo”. La sentenza fa riferimento alla legge entrata in vigore in Ungheria nel 2012 per la quale la gestione delle slot è riservata alle case da gioco, escludendo le sale. Una misura che per gli operatori ungheresi ha portato ad aumentare fortemente l’importo delle tasse che grava sulla gestione delle slot machine nelle sale. Per la Corte di Giustizia europea dunque nel caso ungherese “si può giudicare che una politica del genere persegua i predetti obiettivi in modo coerente e sistematico solo nel caso in cui, da un lato, sia in grado di porre rimedio a un problema reale collegato ad attività criminose e fraudolente in rapporto con i giochi nonché all’assuefazione al gioco e, dall’altro, non abbia un’ampiezza tale da renderla inconciliabile con lo scopo di frenare l’assuefazione al gioco, elementi che spetterà al giudice nazionale verificare». La Corte ricorda inoltre che, quando il legislatore nazionale revoca autorizzazioni che permettono ai loro titolari di esercitare un’attività economica “è suo compito prevedere un sistema di compensazione ragionevole o un periodo transitorio di durata sufficiente per consentire a detti titolari di adeguarsi”. lp/AGIMEG