Il sesto numero del Quaderno delle Casistiche di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo dell’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia raccoglie alcuni dei casi più significativi riscontrati nella recente attività di analisi finanziaria della UIF, connessi sia a fenomeni individuati dai soggetti obbligati grazie a sempre più affinati sistemi di rilevazione delle anomalie, sia ad operatività più latenti e complesse, ricostruite dall’Unità tramite l’utilizzo del patrimonio informativo disponibile.
Uno il caso in cui si fa riferimento al settore del gioco. In particolare questo riguarda una ditta individuale che “riceve numerosi accrediti a titolo di rimborso dei bonus cultura stanziati a favore dei neo-maggiorenni per la fruizione di attività culturali. La ricostruzione dei flussi finanziari ha portato alla luce un utilizzo improprio di tali fondi, rivelando la presenza di una rete di soggetti organizzata allo scopo di percepire indebitamente i contributi pubblici”.
Nello specifico, “il caso trae origine da una segnalazione riguardante alcune operazioni poste in essere da Tizio (soggetto di giovane età privo di pregresse esperienze imprenditoriali), nominativo di giovane età titolare di Alfa, ditta neocostituita operante nella vendita di libri online. In particolare, su alcuni rapporti di recente apertura intestati a Tizio e Alfa sono stati registrati frequenti accrediti collegati a rimborsi del bonus cultura. La provvista così costituita è stata impiegata, in prevalenza, per disporre bonifici a favore di un ristretto numero di persone fisiche, giustificati dal cliente come pagamento di lavori edili, di scaffalature metalliche e di un’auto aziendale. L’operatività segnalata risultava non coerente con il profilo economico di Alfa e anomala anche alla luce di alcuni elementi rilevati a carico di Tizio che lo facevano apparire un mero prestanome: egli infatti era privo di precedenti esperienze imprenditoriali, incapace di giustificare la movimentazione dei conti e, all’atto dell’apertura del rapporto, era stato accompagnato da un soggetto non identificato. Gli approfondimenti dell’Unità, eseguiti anche attraverso la consultazione dell’Anagrafe dei rapporti, hanno consentito di ricostruire i flussi finanziari registrati su altri conti intestati ad Alfa e Tizio, incardinati presso intermediari diversi dal segnalante, anch’essi caratterizzati da frequenti accrediti a titolo di “rimborso bonus cultura” e privi di addebiti concernenti il commercio di beni e/o servizi collegati all’agevolazione pubblica. Il denaro veniva successivamente prelevato in contanti, anche tramite più carte prepagate attive per brevi periodi di tempo, o trasferito per mezzo di bonifici con causali generiche a numerose persone fisiche e giuridiche operanti in comparti non affini; a loro volta, tali soggetti impiegavano le somme ricevute da Tizio e Alfa per prelievi di contante o disposizioni verso molteplici controparti, tra cui società di gaming e nominativi noti per il coinvolgimento in indagini o procedure concorsuali. Rilevanti elementi di attenzione di natura soggettiva erano inoltre riferibili ai beneficiari delle somme trasferite da Tizio e Alfa a seguito del rimborso pubblico, in quanto fra i medesimi erano presenti imprese aventi stessa sede legale, coinvolte in procedimenti penali o contigue a esponenti della criminalità organizzata; inoltre, rilevava la ricorrenza di soggetti di giovane età, tra cui studenti e disoccupati, titolari di rapporti connotati da una vorticosa operatività in entrata e in uscita in un ristretto arco temporale, che faceva supporre un utilizzo dei conti per il mero transito di fondi. Infine, tra le controparti minori di Tizio figuravano anche due nominativi, titolari di imprese di commercio di libri, la cui operatività risultava connotata dalle medesime anomalie, poiché destinatari di rimborsi pubblici relativi al bonus cultura che venivano successivamente prelevati in contanti o trasferiti a numerosi soggetti, tra cui alcune controparti già rilevate nell’esame dei conti di Tizio. Le evidenze emerse hanno pertanto indotto a ipotizzare la monetizzazione in contanti di parte del bonus e un’indebita percezione di erogazioni pubbliche a danno dello Stato; tale ipotesi è stata suffragata dall’interesse degli Organi investigativi e dall’avvio di un procedimento penale”.
cdn/AGIMEG