Ughi (Obiettivo 2016) a Agimeg: “Non è più chiaro quale sia il ruolo del concessionario. Governo dovrebbe spiegarlo, prima di indire nuove gare”

ADM e Governo dovrebbero aprire un dibattito per chiarire quale sia il ruolo che intendono attribuire al concessionario dei giochi. E’ la proposta che lancia Maurizio Ughi, di Obiettivo 2016. “Da un lato ci sono le gare, con cui il Governo chiede al concessionario di operare in libera concorrenza, sfruttando il mercato. E per alcuni giochi, il concessionario deve pagare delle sanzioni se non raggiunge determinati livelli di raccolta. Dall’altro ci sono una serie di norme – come il divieto di pubblicità – che limitano il gioco, perché l’incentivazione al gioco è diventata un problema” spiega a Agimeg. E quindi non manca di sottolineare che il Governo, anche in quest’ultima legge di Bilancio, “Ha ribadito di non poter fare a meno del gioco. Ha più volte ribadito che i soldi per evitare l’aumento dell’IVA sono stati presi dal nostro settore. Che in altre parole vuol dire che tutti i cittadini possono pagare meno tasse, perché quelli che giocano si sottopongono a una tassazione volontaria. E anche che gli operatori dei giochi dovrebbero essere portati in trionfo, perché hanno reso tutto questo possibile. E ancora, che il Governo chiede agli operatori di sviluppare a pieno il mercato”. Ma poi ci sono tutta una serie di segnali che “appiattiscono il mercato, e minano la competizione”, come “le distanze, il divieto di pubblicità, o la decisione di non varare il nuovo regolamento delle scommesse – quando il vecchio risale al 2006 – perché conteneva la norma sul cash-out”. E allora, spiega ancora Ughi, “forse il ruolo del concessionario è cambiato, rispetto a quello delineato 20 anni fa. Ma allora perché il Governo continua a indire gare più concessioni? Forse, in questo contesto, farebbe meglio a attribuire delle concessioni uniche per ciascun gioco”. Ughi chiarisce subito che a suo avviso la competizione è necessaria: “io vengo dalle scommesse ippiche, all’ippodromo ai tempi d’oro di Milano c’erano 18 picchetti. Se ce ne fosse stato uno solo, avrebbe potuto offrire le quote che voleva. Ma questo è un aspetto che il Governo dovrebbe chiarire prima di lanciare nuove gare”. gr/AGIMEG