L’iter di rottamazione delle slot prevede “delle alternative alla distruzione degli apparecchi dismessi, potendo gli stessi essere ceduti all’estero o essere utilizzati, per un periodo fino a 6 mesi dalla cessazione di efficacia dei relativi titoli autorizzatori”. Lo scrive il Tar Lazio nell’ordinanza in cui respinge la richiesta di sospendere il decreto sulla rottamazione delle slot. Inoltre, “nel bilanciamento dei contrapposti interessi tra quello della ricorrente a conservare gli apparecchi dismessi per una eventuale utilizzazione delle loro componenti per manutenere quelli ancora in uso e quello dell’Amministrazione procedente ad evitare il pericolo di un loro utilizzo illecito che potrebbe arrecare danno alla salute, all’ordine pubblico e alla pubblica fede dei giocatori, quest’ultimo deve ritenersi indubbiamente prevalente”.
Tutto nasce dalla riduzione della rete degli apparecchi (il numero di slot e’ passato da 400mila a 265mila, l’iter si e’ concluso nelle scorse settimane) deciso dal precedente Governo, il decreto impugnato disciplina le modalità da seguire per smantellare le slot eliminate, o in alternativa per rivenderle all’estero. La procedura riguarda il solo mobile (il cabinet: schermo, chassis, tastiera, etc.) mentre per le schede vanno distrutte in ogni caso. L’iter di distruzione partirà il 15 luglio, le compagnie avranno 6 mesi (quindi fino a metà gennaio) per smantellare le slot.
Secondo quantoi ha sostenuto la ricorrente – un
gestore – nell’udienza che si e’ tenuta mercoledì scorso, il decreto presenta diversi profili di illegittimità. Non e’ stato innanzitutto notificato alla Commissione Europea (come invece la direttiva UE 38 del 1994 prescrive per I regolamenti tecnici) e non ha quindi passato il periodo di stand still. Inoltre, la ratio del provvedimento e’ di evitare che le slot dismesse vengano trasformate in totem o altri apparecchi illegali e reimmesse sul mercato. Le compagnie pero’ sostengono che, qualora le slot vengano vendute all’estero, potrebbero essere modificate oltreconfine per poi rientrare in Italia. Oltretutto, tutte le slot italiane – sia quelle dismesse, sia quelle in funzione – sono destinate a sparire, non appena verranno introdotte le macchine di terza generazione, quelle controllate da remoto. In sostanza – sostiene la ricorrente – questo decreto addossa alle compagnie un inutile sforzo economico: I mobili dismessi potrebbero essere tranquillamente utilizzati per sostituire le macchine rotte o per prelevare pezzi di ricambio. Il Tar tuttavia ha respinto la richiesta di sospensiva, aggiungendo anche che “la procedura di smaltimento e distruzione degli apparecchi in questione è imposta dalla norma rispetto alla quale il decreto impugnato sembra essere meramente attuativo”. gr/AGIMEG