Tar Lazio nega risarcimento a sala giochi: “I DPCM di sospensione dell’attività erano legittimi per perseguire gli obiettivi di politica sanitaria”

Il titolare di una sala giochi ha presentato un ricorso al Tar del Lazio per ricevere un risarcimento economico a causa delle chiusure forzate imposte dai DPCM per combattere la pandemia da Covid-19.

Il Tar del Lazio ha stabilito che “la domanda di risarcimento dei danni è infondata, essendo legittimi sia il d.p.c.m. 14 gennaio 2021 sia il d.p.c.m. 2 marzo 2021″.

Il Tribunale spiega che “i decreti impugnati costituivano uno dei vari provvedimenti governativi adottati per fronteggiare l’emergenza pandemica a cavallo tra la c.d. seconda (da ottobre 2020 a gennaio 2021) e la terza ondata (febbraio-luglio 2021), durante la quale la strategia per affrontare la malattia era ancora basata – in assenza di vaccini – sul contenimento delle infezioni. All’uopo, venivano sospese un gran numero di attività economiche (es. quelle della ristorazione): nessun eccezione era prevista per gli esercenti del gioco lecito, in relazione ai quali l’art. 1, comma 10, lett. l) d.p.c.m. 14 gennaio 2021 disponeva la sospensione delle attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, anche se svolte all’interno di locali adibiti ad attività differente”.

Appare quindi evidente che, “nell’amplissima discrezionalità di cui gode il Governo nel perseguire gli obiettivi di politica sanitaria prefissati – data la straordinaria situazione pandemica (v. Tar Lazio, sez. I, 19 febbraio 2021, n. 2102) – l’inibizione di attività quali quella della società ricorrente si rivela legittima“.

Dunque, per questi motivi il Tar del Lazio ha rigettato la richiesta di risarcimento confermando, ancora una volta, la legittimità dei DPCM. ac/AGIMEG