Il Tar Lazio accoglie il ricorso della società Ippomed – che gestisce l’ippodromo di Siracusa – contro il taglio delle corse nel mese di dicembre 2017 e condanna il Ministero dell’Agricoltura a versare le sovvenzioni dovute in base del calendario orginario “entro una misura percentuale da determinarsi nell’accordo tra le parti oppure, in difetto, in misura non superiore al 20%”. Tutto nasce dal decreto del 2016 con cui il Mipaaf ha riclassificato gli ippodromi italiani in base a una serie di criteri, come la rilevanza delle corse disputate e il volume della raccolta delle scommesse. Lo stesso Ministero tuttavia aveva però stabilito che il decreto sarebbe entrato in vigore il 31 dicembre 2017. A ottobre 2017, tuttavia, il Mipaaf ha dovuto effettuare dei tagli di bilancio, e ha ridotto le disponibilità della Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica di 4 milioni e 250mila euro. Tra i vari tagli operati, anche la riduzione delle giornate di corsa previste per dicembre, “nel caso dell’Ippodromo di Siracusa, dalle originarie sette giornate si è passati a cinque giornate soltanto” riassume la Sezione Seconda Ter del Tar Lazio. Lo stesso giudice, con una sentenza del 2019, aveva già annullato il decreto con cui il Ministero che tagliava le corse di dicembre 2017. Nel caso in questione, di conseguenza occorre solo determinare la misura del risarcimento del danno. E l’ippodromo sottolinea che il taglio ha comportato la perdita non solo delle sue giornate stabilite dal Mipaaf, ma anche “di altre due giornate aggiuntive, per insufficienza dello stanziamento residuo ordinario. Quest’ultimo, a seguito del decreto in questione, subiva una decurtazione del 54,04% riducendosi a soli 140.000 euro”. Una volta sottratti i premi già impegnati, l’ippodromo aveva a disposizione “appena 61.900 euro (in media 3.438 euro per ciascuna delle singole corse partenti nella giornata)”, una somma che “non consentiva alcuna programmazione nel rispetto dei criteri e delle disposizioni della circolare di programmazione, che pur lo stesso Ministero ha ribadito essere assolutamente vincolante”. rg/AGIMEG