Stoppani (pres. FIPE): “Protocolli per la Fase 2 dovranno essere sostenibili da un punto di vista economico e organizzativo”

Alla riapertura del Paese gli italiani rischiano di non trovare più aperti nè il bar sotto casa nè la trattoria di quartiere. E’ il grido d’allarme lanciato dal Presidente della FIPE, Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Confcommercio. “Quando parliamo di 50 mila imprese, parliamo di circa 300mila posti di lavoro a rischio, considerando che il settore occupa un milione e duecentomila persone”, ha sottolineato Stoppani ai microfoni di “La vita in diretta”. Nel decalogo presentato dalla Fipe si chiede: “risorse a fondo perduto. Sono attività che hanno perso il fronte sui ricavi, andrebbero sostenute con indennizzi a fondo perduto parametrati alle perdite di fatturato che stanno subendo in aggiunta agli interventi di allungamento della cassa integrazione e guadagni, degli interventi sugli acquisti o sulle tasse locali. Poi la moratoria sugli affitti, la cancellazione dell’imposizione fiscale, la sospensione del pagamento delle utenze per tutta la durata dell’emergenza e per la prima fase della ripartenza. Poi ancora il prolungamento degli ammortizzatori sociali, sgravi contibutivi finalizzati a favorire la tenuta occupazionale, la reintroduzione dei voucher. Infine, la possibilità di lavorare per asporto, la concessione di spazi all’aperto più ampi, un piano di riapertura con tempi e modalità certe. Chiediamo che i protocolli per la Fase 2 siano sostenibili da un punto di vista economico e organizzativo”, ha aggiunto Stoppani. cdn/AGIMEG