Per un pasticcio burocratico, la Corte Costituzionale non può ancora calendarizzare i giudizi sulla tassa dei 500 milioni, nonostante le ordinanze del Tar Lazio risalgano ormai a un anno fa. Tutto nasce da un problema di notifiche. La controversia ha coinvolto praticamente tutti gli operatori che costituiscono la filiera, i ricorsi al Tar sono piovuti a decine, e ognuno è stato rinviato alla Consulta. Di fatto ogni giudizio è a se stante, anche se poi verranno trattati tutti insieme. A complicare il quadro, c’è il fatto che in ciascuno di questi ricorsi vi erano svariati intervenienti e contro-interessati, e a ognuno di questi soggetti doveva essere notificata l’ordinanza di rinvio alla Corte Costituzionale. Secondo quanto apprende Agimeg in ambienti legali, un singolo controinteressato di un ricorso è al momento irreperibile, circostanza che ha reso impossibile la notifica. La legge in casi simili prescrive che l’ufficiale giudiziario depositi il plico presso la casa comunale, e informi la cancelleria del Tar con una raccomanda, un inter questo che equivale alla notifica. Al momento, tuttavia la cancelleria non ha ricevuto la raccomandata, non può quindi restituire il fascicolo alla Corte Costituzionale che a sua volta non può iscrivere a ruolo il giudizio. In sostanza questo intoppo, che riguarda un singolo giudizio, ha finito con il paralizzare anche gli altri. gr/AGIMEG