Slot, Tar Lombardia difende le fasce orarie di Cantù: “Le restrizioni sui giochi non vanno notificate all’UE”

Il Tar Lombardia respinge il ricorso intentato da una sala slot e vlt contro le fasce orarie – le macchine possono restare accese dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 18.00 alle 23.00 – adottate dal Comune di Cantù, in provincia di Como. La sala ha provato a far leva sul difetto di istruttoria, sul contrasto con l’intesa Stato-Regioni del 2017, e sul fatto che dell’ordinanza non sia stata notificata alla Commissione Europea prima di essere emanata. Sotto quest’ultimo profilo, i giudici però spiegano che lo stand still in questo caso non era necessario: secondo la Corte di Giustizia dell’Unione europea “le restrizioni alla libertà di stabilimento e alla libera prestazione di servizi possono essere giustificate da esigenze imperative connesse all’interesse generale, tra cui, ad esempio, la tutela dei destinatari del servizio e dell’ordine sociale, la protezione dei consumatori, la prevenzione della frode e dell’incitamento dei cittadini ad una spesa eccessiva legata al gioco”. Per quanto riguarda invece il difetto di istruttoria, il Tar ricorda che la giurisprudenza è costante nel ritenere che gli apparecchi da intrattenimento siano potenzialmente più pericolosi di altri giochi. Inoltre, “l’istruttoria svolta dal Comune non può ritenersi incompleta o carente, tenuto conto che il provvedimento in questione dà atto dei dati acquisiti dal Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze della ASST Lariana, con specifico riferimento al territorio del Comune di Cantù e della Provincia di Como, da cui emerge, in particolare, che dal 2007 al 2018 presso il SERT di Mariano Comense sono stati presi in carico 34 giocatori patologici residenti a Cantù”. L’intesa Stato-Regioni, infine, “allo stato, non ha valore cogente, in quanto non recepita da alcun atto normativo, con la conseguenza che non può spiegare efficacia invalidante sull’ordinanza impugnata”. lp/AGIMEG