Il settore dei giochi si è confrontato sulle proprio futuro, messo in discussione dall’aumento ddel 4% del Preu previsto dalla legge di Stabilità sugli apparecchi da intrattenimento. Il risultato, secondo gli addetti ai lavori, potrebbe essere fatale per gli operatori del settore. Un’ipotesi insostenibile secondo Lucio Scudiero, dell’Istituto Bruno Leoni, che ha analizzato i possibili sviluppi in occasione del convegno “Fine del Modello italiano del Gioco”, organizzato a Roma dalla Fondazione Unigioco: “Ragionando sul margine lordo, visto che la percentuale più corposa del volume di gioco viene ridistribuita in vincite, lo Stato arriverebbe a tassare tra il 68 e l’82%, considerando la diversa aliquota tra avp e vlt. E’ sostenibile tutto ciò? Assolutamente no. Basta pensare a cosa è successo dopo il continuo aumento di tassazione dei tabacchi lavorati: il mercato illegale è passato dal 2 al 10% del venduto. La stessa cosa accadrà con i giochi. Il mercato sarà meno attrattivo per operatori e giocatori, sicuramente non arriveranno maggiori entrati fiscali e si scatenerà un contenzioso giuridico tra Stato e concessionari: cadranno le colonne del patto firmato in passato”. Sarebbe un passo falso anche secondo Federico Tedeschini, docente di Istituzioni di Diritto Pubblico alla Sapienza. “La situazione normativa in Italia ha bisogno di un intervento deciso in Delega Fiscale – ha spiegato -, anche per comprendere quali possono essere i margini di operatività dei comuni e delle regioni, che rivendicano la possibilità di escludere il gioco da alcune aree. Lo Stato non può rinunciare alla propria riserva governativa sui giochi e deve mantenere il ruolo che ha sempre avuto. La conseguenza altrimenti sarà un contenzioso che finirà per avvantaggiare solo chi opera illegalmente, senza rispettare nessuna regola”. cz/AGIMEG