Slot, Sapar: ecco i conti sulla tassazione degli apparecchi

“In un momento storico in cui del settore giochi di numeri se ne danno tanti, un po’ di chiarezza arriva direttamente dal Monopolio di Stato; ma anche su questa base è necessario approfondire ulteriormente. Per il settore delle slot, secondo Adm, la cui tassazione è stabilita al 17,5% della raccolta, la percentuale in vincite è pari al 70% e la tassazione effettiva risulta del 58,3% (17,5/30×100). In realtà – precisa la Sapar in una nota – bisogna precisare che al 17,5 % va aggiunto un ulteriore 0,8% (canone Adm) e le apparecchiature garantiscono sempre vincite superiori al 70% (minimo garantito dal TULPS). Da sempre, infatti, onde evitare contestazioni per il mancato raggiungimento della soglia minima di vincita, le imprese hanno prodotto le Awp con vincite minime ben più alte rispetto a quelle stabilite per legge. Convenzionalmente quindi possiamo dire che la vincita media minima riconosciuta oggi è del 70,5%. Questa premessa chiarisce dunque che la tassazione “reale” si attesta al 62%. Ovviamente, come chiarito anche dal Monopolio di Stato, non si tratta dei profitti ma dei ricavi. Per ottenere gli utili d’impresa – precisa Adm – dovranno sottrarsi i costi di gestione operativa e finanziaria. Sugli utili grava inoltre la tassazione diretta. Ogni 1.000 € introdotti in una Slot, 705 € ritornano al giocatore in forma di vincite; quindi nella Slot rimangono 295 €. A questi 295 € – continua la nota della Sapar – andranno tolti 175 € di Preu, 8 € di canoni, 10 € mediamente di costi di collegamento al concessionario di rete. Restano quindi 102 €. Di questi almeno il 60% vanno all’esercente, quindi al gestore che acquista le macchine, supporta i costi di gestione per portare la macchina all’interno dei pubblici esercizi, ne cura la manutenzione quotidiana, fa fronte ai continui furti, danni e garantisce il presidio di legalità sul territorio e che porta ogni anno alle casse delle stato circa 10 Miliardi di euro. Dei 1.000 € iniziali ne rimangono 40,8 €. Ovviamente, come dice anche il Monopolio, questi 40,8 euro non sono i profitti ma i ricavi e quindi si toglie almeno un altro 50% di tassazione. Risultato? Venti euro di profitto netto che viene completamente annullato per i primi due o tre anni di lavoro della macchina, visto che il costo medio di una slot è di 3.000 euro. Non bisogna dimenticare – conclude la Sapar – che le Awp si caratterizzano per performance, non standard; performance che dipendono da vari fattori – dislocazione territoriali-tipologia di esercizio dove la macchina è installata – attrattività del software di gioco, ecc. ). Una macchina quindi inizia a dare utile al gestore solo dal terzo anno di vita in esercizio, sempre che nel frattempo non sia stata rubata o non sia stata forzatamente resa inutilizzabile dall’ennesima legge che ne modifica le regole tecniche, con l’obbligo per il gestore di rottamarla e sostituirla con una nuova. E senza considerare le variegate normative locali che annullano le licenze dopo qualche mese dell’entrata in vigore. Questi sono i motivi per cui un ulteriore inasprimento della pressione fiscale è davvero insostenibile per gli operatori e controproducente per il gettito erariale e la tutela dell’offerta legale”. lp/AGIMEG