Limiti di distanza dai luoghi sensibili come le scuole o le parrocchie, fasce orarie ben precise per l’apertura e l’accensione dello slot, incassi delle contravvenzioni destinati alle Asl per combattere la dipendenza dal gioco. Sono i tre punti principali della bozza di regolamento per l’apertura delle nuove sale, l’installazione di nuove slot nei bar e la regolamentazione (solo per ciò che riguarda le fasce orarie) che la prefettura di Venezia metterà a disposizione nei prossimi giorni dei 44 Comuni del Veneziano. Il testo, fatte salve alcune possibili limature, è ormai alla stesura definitiva.
In questi mesi – riporta ‘la Nuova di Venezia e Mestre’ – ci ha lavorato un gruppo di lavoro composto, oltre che da funzionari della prefettura, da forze dell’ordine, rappresentanti delle quattro Asl del Veneziano, delle associazioni e dei rappresentanti del servizi sociali di nove Comuni: Venezia, Martellago, Mira, Mirano, Noale, Portogruaro, Quarto, San Donà e San Michele. Dopodomani doveva esserci un incontro tra i rappresentanti del gruppo di lavoro, rinviato però a martedì 26 aprile, per l’analisi finale della bozza dell’accordo, che poi sarà ufficialmente presentato entro la fine di maggio, contestualmente a un volume realizzato dalla prefettura che raccoglie i dati sul fenomeno in città e nell’area metropolitana.
È composta di venticinque articoli, spalmati in sedici pagine, la bozza del regolamento. Prevede che le sale di nuova apertura o i bar che decidono di installare le newslot debbano essere ad almeno trecento metri di distanza dai luoghi ritenuti sensibili: scuole, luoghi di culto, impianti sportivi e centri giovanili, strutture residenziali per anziani, giardini e parchi attrezzati con i giochi, musei. Inoltre le sale potranno essere solo al piano terra di edifici «purché non all’interno o adiacenti a unità immobiliari residenziali». Sul fronte degli orari il regolamento, che in questo caso verrà applicato anche alle sale già esistenti e ai bar già autorizzati con le slot, prevede che le sale giochi possano essere aperte dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20, tutti i giorni compresi i festivi. Gli apparecchi invece possono essere accesi soli tra le 12 e le 19.30.
Il regolamento prevede anche che le somme incassate dalle eventuali contravvenzioni – comprese tra i 25 e i 500 euro – per il mancato rispetto delle distanze dai luoghi sensibili e delle fasce orarie d’apertura sia destinato «alle iniziative per la prevenzione della dipendenza da gioco d’azzardo o in alternativa a finalità di carattere sociale e assistenziale». Non è un caso che i rappresentanti dei Servizi per la dipendenza delle Asl abbiano partecipato al gruppo di lavoro, coscienti di come la dipendenza sia diventata un problema sociale. Oltre 140 le persone seguite dal Servizio per le dipendenze dell’Asl: otto su dieci sono uomini, età media intorno ai 50 anni, ma non mancano le donne e i diciottenni.
«La stesura di questo regolamento», spiega Natalino Manno, capo di gabinetto della prefettura che ha coordinato gli incontri del gruppo di lavoro, «rientra nel protocollo siglato dai Comuni sul gioco d’azzardo patologico e l’obiettivo è uniformare la posizione delle amministrazioni e armonizzare le ordinanze dei sindaci, che a seconda delle amministrazioni sono molto diverse tra loro. Il regolamento sarà a disposizione dei Comuni, che quindi potranno decidere se applicarlo o meno».
Nel gruppo di lavoro c’è anche il Comune di Venezia, che avrebbe però un regolamento già pronto, ma chiuso nel cassetto. È quello che fu realizzato dal commissario prefettizio Vittorio Zappalorto e che nella sostanza è molto simile a quello uscito in questi giorni da Ca’ Corner. In alcuni aspetti è però più restrittivo: prevede ad esempio che la distanza dai luoghi sensibili debba essere di 500 e non di 300 metri. Il provvedimento di Zappalorto, agganciato al regolamento edilizio, è fermo, tra le polemiche dell’opposizione che da tempo ha sollecitato il dibattito, in commissione consiliare, da dove poi dovrà prendere la strada del parlamentino locale per l’approvazione definitiva. Sempre che ora il Comune non decida di modificarlo e integrarlo con le indicazioni della prefettura. lp/AGIMEG