L’amministratrice di una società di gestione di apparecchi da intrattenimento di Laveno Mombello è stata assolta dal Tribunale civile di Varese dall’accusa di peculato per non aver versato all’Erario la quota degli incassi delle slot, il Preu. Secondo i giudici “il fatto non costituisce reato”, ma per le motivazioni della sentenza si dovranno aspettare alcuni mesi.
Al centro del processo vi erano i 98mila euro reclamati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la cosiddetta ‘tassa dei 500 milioni’, il prelievo forzoso deciso nel 2015 dal Governo allora in carica. Tale somma doveva essere versata all’Erario in base ad un criterio proporzionale: il numero di apparecchi gestiti. L’imputata gestiva circa 80 slot e quindi il conto finale arrivava a quasi centomila euro. E’ quanto riporta ‘Prealpina’.
Nel 2016 fu stabilito, attraverso una disposizione interpretativa, che tale quota non sarebbe dovuta essere esclusivamente a carico dei gestori, ma dovesse ricadere anche su esercenti e gestori. L’imputata ha spiegato che a quel punto si è rivolta ai titolari di tali esercizi per riscuotere la cifra, ma si sono rifiutati. “Non ho preso un euro, quei soldi li hanno loro: gli esercenti di bar e sale giochi. Sono in buona fede”, è quanto ha dichiarato l’imprenditrice. lp/AGIMEG