L’amministratrice di una società di gestione di apparecchi da intrattenimento si trova sotto processo con l’accusa di peculato per non aver versato la quota di legge stabilita della cosiddetta ‘Tassa dei 500 milioni‘.
La vicenda risale al 2015 e nasce dal ‘prelievo forzoso‘ deciso dal Governo per incassare 500 milioni dal settore del gioco pubblico. Tale provvedimento prevede che ogni concessionario deve contribuire in proporzione al numero di apparecchi gestiti. Per la società in questione, con sede a Laveno Mombello (VA), il contributo equivale a 98mila euro poiché gestiva circa 80 apparecchi da intrattenimento. Il concessionario, costituitosi parte civile nel processo, non ha mai ricevuto tale somma e quindi non ha potuto versarla all’Erario.
L’amministratrice della società di gestione degli apparecchi – si legge su La Prealpina – si è difesa ribadendo la sua totale buona fede e sostenendo che quei soldi sono in possesso degli esercenti dei bar e delle sale giochi. La prossima udienza si terrà il 6 luglio con l’esame dell’ultima testimone e la sentenza. lp/AGIMEG