Slot e Vlt, Consiglio di Stato difende le fasce orarie di Roma Capitale: mai trasposto in decreto l’accordo Stato-Regioni che limitava i poteri degli Enti Locali

La Quinta Sezione del Consiglio di Stato difende le fasce orarie con cui Roma Capitale ha posto un limite al gioco alle slot e alle vlt e respinge due ricorsi intentati da un operatore. Al centro della lite l’ordinanza del giugno 2018 con cui l’Amministrazione capitolina ha consentito l’accensione delle slot e delle vlt “dalle ore 9,00 alle ore 12,00 e dalle ore 18,00 alle ore 23,00 di tutti i giorni, festivi compresi” con l’obiettivo di arginare la diffusione del gioco d’azzardo patologico.

Le sale avevano provato a far leva sul fatto che questa disciplina fosse contraria all’accordo siglato da Governo e Regioni nel 2017, proprio per definire quali margini di intervento avesse le amministrazioni locali sulla questione del gioco. Il Consiglio di Stato tuttavia replica che manca il passaggio finale per dare forza a quell’accordo: “E’ espressamente previsto che l’intesa raggiunta in sede di Conferenza unificata sia recepita in un decreto del Ministero dell’economia e delle finanze”. Nelle materie che sono sottoposte alla regolamentazione sia dello Stato sia delle Regioni, e su cui si forma un contrasto, solitamente “lo Stato attribuisce per legge a sé stesso un potere di indirizzo e coordinamento”. Ma questo potere “non è stato, tuttavia, ancora esercitato perché il decreto del Ministero dell’economia e delle finanze non è stato adottato” sebbene l’intesa in Conferenza Unificata Stato Regioni sia stata raggiunta.

Le sale hanno anche provato a far leva sul difetto di istruttoria, e sul fatto che le limitazioni adottate da Roma Capitale fossero eccessive. Hanno infatti spiegato che il gioco d’azzardo patologico riguarda appena lo 0,01% della popolazione del Comune, le limitazioni orarie a quel punto sarebbero sproporzionate rispetto all’obiettivo.IL Consiglio di Stato replica però che “la documentazione acquisita da Roma Capitale dimostrava in maniera inequivocabile un aumento del numero di pazienti affetti da GAP trattati nel territorio comunale (e regionale) nel corso degli anni (dal 2012 al 2017)”. E pur riconoscendo che “in termini assoluti, non si trattava di numeri elevati” – quello dei soggetti affetti – “il dato allarmante consisteva proprio nell’aumento progressivo ed ininterrotto”. lp/AGIMEG