Slot, Cassazione: nella prassi gestori riscuotono anche i compensi degli esercenti, ma devono pagare le tasse solo sulla quota che incassano veramente

La Corte di Cassazione ha accolto in parte il ricorso intentato dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un gestore, per accertare l’esatto ammontare dei redditi percepiti nel 2007, e la ripartizione dei compensi con gli esercenti che ospitavano le macchine. La vicenda risale al 2007 e nasce dalla discrepanza nelle cifre che il concessionario di rete asseriva di aver versato al gestore (oltre 530mila euro) e i ricavi che quest’ultimo aveva denunciato al fisco (circa 125mila euro). Il gestore ha tuttavia spiegato che la somma percepita dal concessionario comprendeva anche i corrispettivi poi versati agli esercenti, ricostruzione che la Suprema Corte condivide. Richiamando il decreto Aams del 17 maggio 2006, sottolinea che le attività strumentali alla raccolta “fanno capo a soggetti che, nella prassi del settore, sono qualificati, rispettivamente, “gestore” ed “esercente”, i quali le svolgono, su incarico del concessionario, sulla base di (distinti) accordi contrattuali conclusi con lo stesso, i quali stabiliscono anche il relativo corrispettivo, in genere quantificato in una percentuale delle somme giocate tramite ciascun apparecchio”. Il gestore inoltre aveva depositato una serie di contratti conclusi con gli esercenti, dai quali emergeva che “il compenso riconosciuto dal concessionario agli esercenti era corrisposto agli stessi tramite” il gestore stesso “nella qualità di loro mandatario all’incasso”. La Cassazione tuttavia ha ricostruito i passaggi di denaro tra esercente e gestore, concludendo che i ricavi realmente percepiti da quest’ultimo non ammontassero a 125mila euro, bensì a circa 197mila euro. Ha quindi rettificato l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, chiedendo il pagamento delle imposte su questo importo. lp/AGIMEG