Lo scorso 10 gennaio, nel corso della trasmissione “Striscia la notizia”, è andato in onda un servizio intitolato “Mafie e slot machine”, dal quale è emersa un’equiparazione tra la criminalità organizzata e le imprese operanti nell’offerta di gioco lecito mediante apparecchi. L’associazione As.Tro ha deciso di replicare a questo servizio inviando una lettera, a firma del presidente Massimiliano Pucci, alla redazione del programma televisivo.
“Spett.le Redazione, con riferimento al servizio riguardante le infiltrazioni mafiose nel settore delle slot – machine, mandato in onda nel corso della puntata di “Striscia la Notizia” del 10 gennaio u.s., in qualità di associazione di rappresentanza degli operatori del gioco lecito (aderente a Confindustria SIT), avvertiamo la necessità di fare alcune precisazioni a tutela dell’immagine e dell’onorabilità degli imprenditori che compongono l’articolato sistema del gioco pubblico legale, con particolare riferimento, nel caso specifico, a quello del gioco mediante gli apparecchi con vincita in denaro, disciplinati dall’art. 110, comma 6 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza, a cui il servizio è appunto dedicato.
Nel nostro ruolo di rappresentanza di una categoria imprenditoriale che, peraltro, opera, per conto dello Stato (nell’ambito di un sistema concessorio), non possiamo esimerci dal prendere in considerazione la gravità dei fenomeni denunciati nel servizio e, per quanto di nostra competenza, rafforzare il nostro impegno per prevenirli e combatterli.
Tale ineludibile impegno – prosegue As.Tro – non nasce soltanto dall’esigenza di tutelare l’onorabilità delle imprese che operano onestamente nel settore del gioco pubblico ma anche dalla necessità di salvaguardare la loro tenuta economica, messa seriamente a repentaglio dalla concorrenza sleale esercitata dalle imprese infiltrate dalle organizzazioni criminali.
Ci teniamo comunque a segnalare che le imprese del gioco pubblico operano sulla base di licenze di Pubblica Sicurezza, a cui, per quelle che svolgono la loro attività nel settore degli apparecchi (slot machine e Videolottery), si aggiunge la necessaria iscrizione, da rinnovarsi annualmente, in un apposito Registro tenuto dalla Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la quale è subordinata al possesso e al mantenimento di severi requisiti, finalizzati proprio alla prevenzione delle infiltrazioni mafiose.
Inoltre, l’Italia è l’unico Paese al mondo in cui ogni apparecchio da gioco lecito deve essere costantemente collegato ad una rete telematica pubblica, gestita dai Concessionari di Stato, che consente all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di monitorare in tempo reale tutti i flussi di denaro che transitano nel sistema (attraverso ogni singolo apparecchio) nonché la conformità dei singoli congegni ai requisiti stabiliti dalla legge.
A ciò si aggiunga che il sistema di regole per la prevenzione dei fenomeni di riciclaggio che permea il settore del gioco pubblico non ha pari in nessun altro settore imprenditoriale.
Questo insieme di elementi, oltre ai quali occorre annoverare la rilevante imposizione fiscale a cui sono assoggettate le imprese del gioco lecito e le necessarie limitazioni normative alla libertà d’impresa dettate dall’esigenza di prevenire i fenomeni di dipendenza, rendono generalmente più conveniente, per le organizzazioni criminali, rimanere fuori dal mercato del gioco pubblico, concentrando il proprio business sul mercato clandestino che, come dimostrano le cronache giudiziarie, continua a mantenere un ruolo rilevante.
Quanto detto non consente però di escludere la presenza dei fenomeni di infiltrazioni anche all’interno del sistema del gioco pubblico legale, come appunto dimostrato anche dal vostro servizio, i quali, però, riescono, il più delle volte, ad entrare nell’orbita di attenzione degli organi investigativi proprio grazie agli strumenti (normativi e di controllo) di cui il sistema del gioco pubblico è permeato.
Ciò su cui, invece, intendiamo esprimere il nostro disappunto riguarda la impropria equiparazione tra criminalità organizzata e mercato lecito delle slot machine che emerge dal vostro servizio.
Ci riferiamo, in particolar modo, alle dichiarazioni del magistrato Dott. De Francisci, il quale ha apoditticamente affermato che <<Quando si parla di slot machine siamo sempre vicini alla criminalità organizzata>> ed anche all’ipotesi, cui si fa cenno nel servizio, secondo cui l’intero mercato delle slot machine (nell’ambito del gioco pubblico) sarebbe gestito da un cartello di organizzazioni criminali.
Ebbene – conclude la lettera -, rispetto a tali indebite generalizzazioni, sentiamo il dovere di precisare, senza timore di smentita, che la grandissima maggioranza degli imprenditori che operano nel mercato lecito delle slot machine, e dell’intero settore del gioco pubblico, è composta da persone oneste che hanno dato – e continuano a dare – un contributo fondamentale (sia in termini di idee che di comportamenti concreti) al rafforzamento del processo di legalizzazione avviato dal legislatore nei primi anni 2000, il quale, giova sempre rammentarlo, ha avuto il pregio di sottrarre alla criminalità una rilevante fetta del mercato di gioco che, prima della legalizzazione, era invece a suo intero appannaggio, con le intuibili conseguenze in tema di tutela della fiducia e della sicurezza dei giocatori”. lp/AGIMEG