Simona Neri (ANCI): “Necessaria riforma del settore del gioco. Enti locali dovrebbero operare all’interno di una normativa nazionale”

“Questa audizione ci permette di rappresentare la posizione dei Comuni Italiani sul tema della regolamentazione del gioco pubblico. Questo tema e i problemi ad esso collegati sono molto sentiti dalle comunità locali e dalle amministrazioni che le rappresentano. I Comuni devono gestire degli impatti sociali dovuti alle dipendenze, ma anche quelli prettamente legati all’ordine pubblico, come i fenomeni di concentrazione di sale gioco in alcuni quartieri. I Comuni sono impattati relativamente a tre aspetti strettamente correlati: la pianificazione della dislocazione ed esercizio dei punti fisici dove è possibile accedere all’offerta di gioco pubblico; controllo sul rispetto delle previsioni regolamentari e del contrasto all’esercizio illegale del gioco, di cui sono responsabili anche gli organi delle polizie municipali; intervento di supporto e presa in carico tramite i servizi sociali dei soggetti affetti dai disturbi legati al gioco”.

E’ quanto ha detto in audizione, nella Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico del Senato, Simona Neri, Rappresentante ANCI Osservatorio Nazionale di contrasto al gioco d’azzardo e Sindaco del Comune di Laterina Pergine Valdarno, in provincia di Arezzo.

“Si tratta di ambiti di intervento rilevanti e rendono evidente come il ruolo dei Comuni sul tema vada adeguatamente valorizzato e soprattutto inserito in una cornice normativa stabile e uniforme tale da consentire agli Enti di operare all’interno di un quadro nazionale favorevole a produrre regolamentazioni locali e programmazione di attività di medio o lungo periodo.

In assenza di una legge quadro nazionale, i Comuni si sono sentiti responsabili di gestire l’aspetto sanitario che li interessa da vicino. Le Regioni, che si occupano dell’aspetto sanitario, sono anch’esse entrate nel merito della regolamentazione. Tutto questo ha generato una eccessiva frammentazione per cui è difficile operare sia in termini di regolamentazione comunale che in termini di una nuova attività imprenditoriale che si trova a gestire delle regole diverse a seconda della posizione geografica di intervento”, ha aggiunto.

“La necessità di avere una legge di riforma del settore, già prevista all’interno dell’Intesa della Conferenza Unifica del 2017, è largamente condivisa dagli attori istituzionali coinvolti che ne fecero parte. Ne è conferma la previsione, nei Collegati delle ultime due note di aggiornamento al DEF, di un disegno di legge per il riordino del settore, nonchè di diversi disegni di legge presentati in Parlamento in questa legislatura.

In attesa di questa ridefinizione del quadro generale, negli ultimi anni i Comuni hanno continuato ad operare intensificando un’azione di pianificazione e controllo sulla dislocazione degli apparecchi, in linea con i criteri generali definiti nell’accordo della Conferenza Unificata del settembre 2017 e nei limiti imposti dalla legge, nel perseguimento dell’obiettivo di delimitare l’offerta e contrastare gli effetti del gioco lecito, ovvero la dipendenza da gioco d’azzardo patologico.

L’attuale governo sta lavorando ad un disegno di legge delega che in realtà non è ancora passato in Consiglio dei Ministri, ma i principi sono già stati resi noti. Se fossero confermati nel testo approvato, l’Anci ritiene questi principi totalmente condivisibili negli aspetti di diretta competenza dei Comuni e in generale l’approvazione in tempi brevi di questa legge delega consentirebbe di avviare un nuovo confronto tra Stato, Regioni e Comuni per arrivare ad un unico testo che sia più largamente condiviso.

E’ importante superare questa frammentazione esistente fra le Regioni ed arrivare a disposizioni più chiare ed omogenee che possano rendere meno difficile il compito dei Comuni e dei sindaci in capo ai quali dovrà rimanere il compito di programmare la distribuzione dell’offerta nel proprio territorio e dovrà essere riparametrata sulle dimensioni dei nostri enti. Ovviamente parliamo di un testo unico che consenta di affrontare in maniera adeguata il tema della prevenzione dall’azzardo patologico, di contrastare il gioco minorile e l’illegalità, e rivedere il sistema sanzionatorio salvaguardando la filiera del gioco che è più strettamente legale.

A fronte di questa urgenza l’Anci ritiene utile chiedere a questa Commissione che si faccia parte attiva, mentre prosegue i suoi lavori finalizzati ad avere un quadro più preciso possibile sulla situazione del settore del gioco, che è un settore continuamente in evoluzione, verso Governo e Parlamento per pervenire entro il termine della legislatura all’approvazione di un disegno di riordino di questa materia”, ha continuato.

“Appare positiva l’introduzione di forme vincolanti di partecipazione dei Comuni sia al procedimento di autorizzazione che di pianificazione, che tenga conto di parametri come la distanza dai luoghi sensibili validi per l’intero territorio nazionale, per la dislocazione locale di sale gioco e di punti vendita all’interno di una razionalizzazione territoriale che individui criteri attraverso cui questa realizzazione si possa effettuare, come il limite massimo di apparecchi per esercizio, separazione di spazi gioco e quelli deputati ad altre attività, fasce orarie di gioco definite a livello nazionale con possibilità di regolamentazione comunale per rispondere ad esigenze locali.

In Toscana abbiamo un’esperienza negativa rispetto alle fasce orarie di apertura e chiusura: tutti gli interventi fatti dai comuni nei primi tempi sono stati impugnati e rigettati al Tar da esercenti e associazioni di categoria, perchè non c’è traccia della possibilità di regolamentare l’apertura all’interno di una legge quadro che non c’è o nelle leggi regionali che si sono formate nel territorio nazionale.

Come Anci Toscana abbiamo cercato di coordinare il gruppo dei sindaci per cercare di non mettere in pericolo le Amministrazioni. Molti altri comuni ci hanno provato e si sono ritrovati a dover gestire la questione in ambito legale.

Una legge quadro che completi la nostra attività e il nostro ambito di intervento dandoci anche l’autorizzazione ad intervenire su questo aspetto. Qualunque intervento normativo dovrà prevedere che la definizione dei criteri specifici di localizzazione venga sancita con un’intesa ripartendo anche dall’accordo del 2017 e analizzando gli aspetti che hanno dimostrato di funzionare meglio e quelli su cui c’è bisogno di lavorare ed intervenire per superare criticità operative. Un passaggio che rimane decisivo è quello di cercare di armonizzare anche le normative regionale in materia che si sono susseguite nel tempo”, ha sottolineato.

“L’azione regionale al momento riveste una grande importanza in materia sanitaria. Noi sindaci siamo i primi responsabili della salute pubblica. Le Regioni hanno il compito di attuare i piani di intervento a valere sul Fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico. Sono piani di intervento in cui sarebbe necessario un maggior coinvolgimento dei Comuni per una più efficace integrazione dei piani di prevenzione e contrasto che sono in parte gestiti dalla materia sanitaria con la delega regionale e in parte dai servizi sociali dei Comuni. In Toscana c’è un modello integrato molto forte che potrebbe essere proposto agli altri ambiti regionali.

Importante è l’Osservatorio per il contrasto del gioco patologico presso il Ministero della Salute, che è un luogo decisionale e di confronto istituzionale importante e che tra i propri compiti ha anche quello di definire le linee di indirizzo e approvare i piani regionali di contrasto al gioco che vengono finanziati dal fondo Gap”, ha detto.

“Altro punto decisivo per una regolamentazione locale adeguata è quello della disponibilità dei comuni dei dati sulla localizzazione e la quantità dei punti gioco. Esiste già l’applicativo Web Smart che è stato messo a disposizione dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che è un sistema di monitoraggio dell’analisi dell’offerta territoriale previsto dall’Intesa del 2017 che ci dà aggiornamenti anche sul volume di denaro raccolto dagli apparecchi presenti sul territorio amministrato. E’ uno strumento importante che è stato promosso dall’Anci e che andrebbe ulteriormente potenziato per riuscire ad avere un quadro più completo con dati integrati rispetto a tutte le forme di gioco pubblico disponibili sul territorio che non si contano e incrementano costantemente”, ha aggiunto.

“Riguardo il tema delle risorse, lo sforzo va fatto in tre direzioni. In primis dobbiamo superare la logica dell’invarianza del gettito, altrimenti le azioni di contrasto e riduzione del fenomeno della patologia rischiano di risultare insufficienti rispetto al reale bisogno e alla reale necessità. Nel 2021 la raccolta totale di gioco è aumentata di circa 10 miliardi, siamo tornati sopra i 100 miliardi di raccolta sul territorio nazionale.

E’ necessario garantire una compartecipazione dei Comuni ad una parte delle entrate derivanti dal gioco legale e dalle azioni di contrasto del gioco illegale da utilizzare anche nei controlli diretti sul territorio che sono a carico delle polizie municipali e per sostenere campagne anti-patologia. Auspichiamo possa aumentare la dotazione annuale del Fondo Gap prevedendo meccanismi di attuazione in capo alle Regioni con coinvolgimento più stringente dei Comuni nell’ottica dell’intervento integrato socio-sanitario. Il ruolo che può essere svolto dai Comuni è fondamentale ma occorrono un po’ più di risorse. I proventi dell’illegalità ad oggi sono stimati in circa 20 miliardi di euro. Quindi un’incisiva attività di controllo e un potenziamento potrebbe consentire il recupero di una quota consistente di queste risorse da poter destinare anche in parte ai servizi per le dipendenze e agli Enti Locali. I soggetti con disturbo da gioco spesso sono affetti da pluri-dipendenze: non esiste il dipendente da gioco ma spesso si porta dietro la dipendenza da alcool o sostanze. Quindi maggiori risorse a disposizione dei servizi significherebbe attuare anche un miglior intervento integrato sulle stesse. Il personale dei Serd è rimasto invariato ma le tipologie di dipendenze che nascono sono sempre diverse”, ha detto.

“Vi porto a conoscenza di un tavolo Anci nazionale sulle problematiche da gioco. E’ molto importante e vi fanno parte tutte le Anci Regionali con i loro referenti amministratori. Si riunisce periodicamente, affronta vari aspetti di regolamentazione e intervento sociale che emergono dai territori. Il nostro tavolo ha definito un’agenda di priorità molto stringente.

Garantire ai Comuni la facoltà di emanare regolamenti e ordinanze attraverso cui programmare una distribuzione più ordinata dell’offerta di gioco senza incappare in rischi legati al fatto che questi provvedimenti spesso vengono impugnati e ci portano a far parte di una azione legale.

Favorire azioni più incisive di prevenzione del disturbo del gioco d’azzardo, ad esempio prevedendo che ogni giocatore possa accedere al gioco per un totale di monte ore personale legato al codice fiscale, alla tessera sanitaria o alla carta d’identità, o al riconoscimento biometrico.

Andrebbe poi considerato anche il settore dei videogiochi, in forte espansione tra giovani e giovanissimi. Il settore del gaming sviluppa all’interno meccanismi di compravendita di materiale per superare livelli o accedere a fasi successive che si configura proprio come una vendita di gioco e miete vittime tra i giovani in un momento in cui uscendo da una pandemia il disagio giovanile è stato portato a conseguenze estreme. Molto videogiochi presentano combinazioni di soldi veri e probabilità. Nel riordino si potrebbero introdurre norme per regolamentare queste tipologie di giochi.

Destinare poi attraverso le azioni di contrasto all’illegalità risorse specifiche ai Comuni per essere meglio attrezzati nel nostro ruolo di tutela del cittadino.

Attivare un confronto con le Regioni al fine di garantire un maggior coinvolgimento dei Comuni nella gestione di azioni e risorse dirette.

Il nostro Tavolo si propone di focalizzare le azioni di prevenzione sui giovani con attività di informazione svolta anche nelle scuole e attraverso l’aiuto del terzo settore.

Stiamo facendo informazione anche le polizie locali. Anche su questo dovrebbe intervenire una legge quadro che potenzi l’obbligatorietà della formazione non solo per imprenditori e dipendenti del gioco ma anche imprenditori e dipendenti degli enti che con questo problema si confrontano”, ha concluso. cdn/AGIMEG